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AQUILA E PRISCILLA

22 maggio 2023

 

Quale gradevole impressione suscita nello spirito del cristiano la storia di Aquila e Priscilla, coppia devota alla testimonianza di Cristo Gesù! Come altri cristiani dell’epoca, anch’essi hanno contribuito molto all’irradiazione del vangelo nei cuori dei peccatori. V’è di più: i due coniugi possono vantare un rapporto speciale con l’apostolo Paolo e con talune chiese in Efeso e in Roma. L’apostolo Paolo afferma che occorre essere grati a persone come Aquila e Priscilla (Rm 16:3).

Da chi, dove, come e quando essi furono convertiti noi non sappiamo, dal momento che della loro vita è possibile ricostruire grosso modo solo il periodo racchiuso tra il 50 e il 67 d.C. Tale ricostruzione dipende unicamente dai frammenti neotestamentari offerti sia da Luca, autore degli Atti, sia da Paolo. Soltanto questi due scrittori ispirati inseriscono di sfuggita Aquila e Priscilla nella storia della chiesa. Qui di seguito appare un quadro sulle fonti neotestamentarie e sulla probabile cronologia dell’attività di Aquila e Priscilla

 

  • 50 d.C.:    a Corinto con Paolo (Atti 18:1-3).
  • 52 d.C.:    ad Efeso con Paolo prima e con Apollo poi (Atti 18:18-19,24-28).
  • 55 d.C.:    ad Efeso, con la Chiesa domestica (1Corinzi 16:19).
  • 58 d.C.:    a Roma, con la Chiesa domestica (Romani 16:3).
  • 67 d.C.:    ad Efeso (2Timoteo 4:19).

 

RICOSTRUZIONE DELL’ATTIVITÀ DI AQUILA E DI PRISCILLA

Il preludio dell’attività di Aquila e Priscilla viene fornito dagli Atti (18:1-3). Durante il suo secondo viaggio missionario, Paolo, all’indomani dell’arduo incontro avuto in Atene con i filosofi epicurei e stoici, arriva a Corinto. Nella celebre capitale della provincia romana dell’Acaia, incontra «un certo Giudeo, per nome Aquila, oriundo del Ponto, venuto di recente dall’Italia insieme con Priscilla sua moglie, perché Claudio aveva comandato che tutti i Giudei se ne andassero da Roma». Paolo si reca presso di loro, anche perché essi svolgono il suo medesimo mestiere: sono skenopoiòi, vale a dire «fabbricanti di tende» o, come altri ritiene, «lavoranti di cuoio».

Qui si pone la prima domanda: Aquila e Priscilla, fuoriusciti dall’Italia a causa dell’ordinanza di Claudio (da porre intorno al 49 d.C.), sono già cristiani o no? In quest’ultimo caso, è stato Paolo a convertirli? L’idea è seducente, ma, in realtà, nulla si può stimare con sicurezza in proposito, giacché il testo lucano tace. Tutto ciò che possiamo dire è che Aquila era un Giudeo originario del Ponto (famosa regione sita a sud del Mar Nero ospitante una moltitudine di Ebrei: cfr. Atti 2:9; 1Pietro 1:1). Di là (?) egli sarebbe giunto a Roma, rimanendovi sino all’editto di Claudio. Priscilla (Prisca al diminutivo) era del pari Giudea? Non sappiamo, né capiamo quale fosse il loro status sociale. Come che sia, l’incontro con Paolo appare decisivo per il seguito della vita dei due, i quali, fortificati dalla robusta predicazione di Paolo, lo seguono con ogni premura. Quando Paolo muove alla volta di Efeso, intorno al 52 d.C., la coppia è con lui (Atti 18:18-19). Ad Efeso, però, il gruppetto si divide: mentre l’apostolo veleggia verso la Palestina, Aquila e Priscilla rimangono in zona. Ad Efeso giunge un Giudeo d’Alessandria in Egitto. Si tratta di Apollo, personaggio insigne, versato nelle Scritture dell’antico Patto. Ammaestrato nella Via del Signore, essendo fervente di spirito, Apollo si dedica all’annuncio di Gesù, di cui, tuttavia, possiede una conoscenza incompleta, essendo limitato a Giovanni Battista e al battesimo suo. Aquila e Priscilla, resisi conto del valore e della bontà d’animo e dell’affezione di Apollo per Dio, gli espongono «più appieno la via di Dio» (At 18:27; 19:1-7). Ricevuto il battesimo, Apollo si porta a Corinto, dove sarà di enorme aiuto per la crescita spirituale della Chiesa locale (At 19:1; 1Cor 1:12, 3:4-6,22; 4:6; 16:12).

Aquila e Priscilla rimangono in Efeso, collaborando ancora con Paolo, sì che questi, nel salutare i Corinzi (siamo pressappoco nel 55 d.C.), associa i suoi saluti a quelli della coppia: «Aquila e Priscilla, con la Chiesa che è in casa loro, vi salutano molto nel Signore» (1Cor 16:19). Dunque, veniamo a sapere, quasi incidentalmente, che i due ospitano una Chiesa nella loro casa efesina. Non solo in Efeso, ma anche a Roma, circa tre anni dopo: sempre Paolo, scrivendo da Corinto una mirabile lettera ai Romani (circa. 58 d.C.), ci informa che i due abitano in Roma. Caduto in desuetudine l’editto di Claudio (forse alla morte dell’imperatore, nel 54 d.C.), essi colgono l’occasione di tornare nella capitale dell’Impero, ove, nella loro casa, radunano, come usava allora (At 12:12; Col 4:15; Flm 1:2), una chiesa. L’attività della coppia nel Regno di Dio è a tutti nota: Paolo pubblicamente li elogia per tanto daffare: «Salutate Prisca e Aquila, miei compagni d’opera in Cristo Gesù, i quali per la vita mia hanno esposto il loro collo; ai quali non solo io ma anche tutte le Chiese dei Gentili rendono grazie. Salutate anche la Chiesa che è in casa loro» (Rm 16:3).

Purtroppo, per carenza di fonti, la militanza in Cristo di Aquila e Priscilla dal 58 al 67, probabile anno della morte di Paolo, non ci è nota. Paolo, prima di morire, saluta i due coniugi. Egli è giunto ormai al termine della vita travagliata, una vita dedicata al servizio del Signore Gesù. Rinchiuso a Roma, redige, a quanto pare nel 67, una seconda epistola a Timoteo: una lettera importantissima, un capolavoro di dedizione a Cristo vera luce dell’uomo, un insegnamento eterno, un accurato ritratto del suo sviscerato affetto per la Divinità, una compiuta fiducia nella retribuzione finale. A Timoteo, suo antico discepolo, che si trova a Efeso, Paolo raccomanda, tra le altre cose, di salutare Aquila e Priscilla (2Tm 4:18), i suoi fedeli amici che per lui «hanno esposto il loro proprio collo». Inviando ai due i suoi ultimi saluti, l’apostolo avrà ricordato nel suo spirito e nel suo amore quel lontano giorno caduto circa diciassette anni prima, quando, giunto sconsolato a Corinto da Atene (Atti 18:5; 1Corinzi 2:1-5), egli ebbe la benedizione di conoscere Aquila e Priscilla. Quale sollievo recasse al lacerato animo di Paolo quell’amicizia, noi non potremo mai valutare in pieno. Certo, per un umile servo di Cristo quale fu per l’appunto Paolo, interamente volto alla predicazione del Vangelo, il notare la fedeltà della coppia a Cristo dovette costituire motivo di profonda contentezza. Con il ricordo finale di Paolo, il buio cala per sempre sulla storia di Aquila e Priscilla.

 

AQUILA E PRISCILLA: UNA COPPIA DA AMMIRARE

Sebbene le fonti neotestamentarie tacciano circa lo status economico e sociale di Aquila e Priscilla, essi dovevano essere certo benestanti. È probabile, infatti, che fossero piccoli industriali aventi officine in Roma, Corinto ed Efeso, con altrettante case ove convergevano i fratelli in Cristo. Aquila e Priscilla costituiscono una coppia d’ammirare. Quest’ammirazione nasce dal riconoscimento della loro attività nell’ambito delle Chiese. Tale attività è il prodotto della loro fede in Cristo Gesù: grande è la loro fiducia nel Signore, straordinaria appare la loro militanza nella chiesa. Prima di chiudere, vediamo qualche buon esempio da loro dimostrato.

  • Ad Aquila e Priscilla va ascritto a merito l’aver convertito a Cristo quell’illustre personaggio che fu Apollo, il quale si diede subito al ministero. Se ciascun cristiano convertisse un Apollo d’oggi vi sarebbero molte più chiese sparse per il mondo, nel quale echeggerebbe il verbo di Gesù assai più di quanto accada.
  • Occorre ricordare che Aquila e Priscilla sono di due cristiani. Il matrimonio tra cristiani rappresenta la situazione ottimale. Se i cristiani sposassero solo cristiani (o convertissero il coniuge non cristiano) le famiglie, e di conseguenza l’intera società, ne ricaverebbero enorme giovamento.
  • Aquila e Priscilla sono uniti da un medesimo zelo per l’espansione del Regno di Cristo, che è la Chiesa. Se tutte le coppie di coniugi credenti in Cristo possedessero amore e zelo uguale a quello di Aquila e Priscilla, assai più glorioso risulterebbe il destino delle chiese e dell’uomo peccatore.

 

Arrigo Corazza