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BASTA CON IL DEUS EX MACHINA DI TURNO!

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«Così parla il Signore: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo e fa della carne il suo braccio, e il cui cuore si allontana dal Signore“» (Ger 17:5).

 

* * *

 

Nel cristianesimo siamo stanchi del deus ex machina di turno. Ci ha stufato non poco. Cristo basta e avanza ai fini della salvezza. Una volta diventati cristiani ci facciamo nuovamente affascinare dall’uomo (Gal 4:9; 5:1)? No, per carità!

 

L’ESPRESSIONE LATINA DEUS EX MACHINA

Proviene dal teatro greco e designa la divinità (deus) che, solo in un momento specifico – né prima né dopo – , mette fine a una situazione disperata. Insomma: è “il salvatore della “patria” calato da un macchinario sulla scena. Il deus ex machina è chi sana un caso altrimenti irrisolvibile, chi dà una speranza solo nel momento in cui agisce. La durata del suo intervento non può essere determinata con certezza (può essere lunga o corta).

 

IL DEUS EX MACHINA NELLA CHIESA LOCALE

Nei fatti e nella mentalità di alcuni o molti membri di chiesa, il deus ex machina risulta necessario alla vita della comunità: senza di lui (non senza Cristo!) si è fermi, non si sa che cosa fare, si rischia l’apnea, l’inaridimento spirituale e quindi la morte. «Noi non ce la facciamo; deve intervenire qualcuno»: cioè lui … Il deus ex machina è tale perché si ritiene debba apparire all’improvviso per risolvere i problemi nella congregazione: gli anziani/pastori/vescovi (quando ci sono) e l’evangelista (quando c’è), doni che Cristo ha fatto alla chiesa (Ef 4:11), evidentemente servono a poco o a nulla e godono di scarsa considerazione (forse non danno la scintilla, la spinta, la botta che molti si aspettano). Occorre allora l’intervento del salvatore della patria, di solito carico di progetti e di fondi per metterli in pratica (questa idea esercita sempre un certo fascino). Quindi, un intervento esterno alla chiesa (o alle chiese) richiesto dalla chiesa stessa. Di per sé questo fatto è già assai pericoloso.

Per taluni è forse un modo per scaricarsi da determinate responsabilità in ambito comunitario (la tendenza è già nota nelle chiese di Cristo italiane, nelle quali alcuni membri hanno scambiato l’evangelista per il prete).

Di solito, quando arriva il deus ex machina si portano avanti operazioni “furbe” usando paroline magiche (Valerio Marchi) per compiacere i fratelli, la massa e suscitare interesse nel vangelo sociale.

 

SCHIACCIATO DALLA MANO DI DIO

«Signore tu mi schiacci, ma a me basta che sia la tua mano a farlo!», pare abbia detto Giovanni Calvino in punto di morte (1564). La realtà è che Calvino ha schiacciato altri con la sua mano potente, in nome della sua dottrina e non di quella di Cristo. Quanta gente i calvinisti hanno spedito al Creatore, a partire da Michele Serveto (1553), bruciato a Ginevra (la patria spirituale dominata da Calvino) e altrove (anche nel Nuovo Mondo)? Giovanni Calvino sarà stato pure l’uomo più umile del mondo, ma sicuramente stroncava chi non era d’accordo con lui (anche il calvinista ginevrino Giovanni Diodati era di questa pasta). Domanda: ma non era la glorificazione di Dio tutto per Calvino? Sì, senza dubbio, ma a condizione che fosse fatta a modo suo. Il povero Serveto fu catturato grazie alla connivenza tra forze cattoliche e calviniste, che solitamente si insultavano a tutto spiano. Del resto, è noto che dall’epoca della Riforma in poi si sale vertiginosamente verso l’apice dell’intransigenza e della diversità dottrinale (e questo non soltanto nel mondo cattolico). La Riforma (meglio: Riforme?) protestante tutto ha voluto dimostrare tranne che il principio di unità basato sulla Parola di Dio e sull’umiltà dei credenti stesse veramente nel cuore di tutti. Si cadde dalla padella del cattolicesimo alla brace dei protestantesimi.

I dittatori del Novecento (i più vicini a noi) sono forse nati dal nulla? No. L’uomo forte, il deus ex machina, il comandante, il conducator è in giro da molto tempo, ricercato soprattutto nell’ambito del cosiddetto “cristianesimo” (si pensi alla figura del Papa).

 

BELLE E BRUTTE ESPRESSIONI

Al cristiano che segue soltanto il N.T. piacciono tantissimo le espressioni «chiesa di Cristo» (Rm 16:16), «chiesa di Dio» (1Cor 1:2), «chiesa di Dio in Cristo Gesù» (1Ts 2:14), «chiesa in Dio Padre e nel Signore Cristo Gesù» (1Ts 1:1). Al contrario, non piacciono affatto “chiesa riformata”, “chiesa luterana”, “chiesa calvinista” e via dicendo. Non dicono niente, non sanno di niente, non portano a niente perché non sono nella Scrittura (con il massimo rispetto per chi frequenta queste chiese, beninteso).

Pur stimando al massimo l’opera dei credenti nella chiesa di ogni tempo e luogo (opera che sarà giudicata SOLO dal Signore Gesù nell’ultimo giorno), chi sono Lutero, Calvino, Zwingli, Francesco il papa del cattolicesimo, il Pinco Palla che gravita nelle chiese di Cristo, ora qua e ora là, con questa o con quella idea “geniale”?

  • Non sono nessuno ai fini della salvezza (1Cor 3:1ss).
  • Non sono nessuno ai fini della vita delle chiese, che hanno soltanto bisogno di seguire la Parola di Dio.

Prima di Lutero, Calvino, Zwingli, Francesco il papa del cattolicesimo, e dei numerosi Pinco Palla che hanno impazzato e tuttora impazzano nella vita delle chiese di Cristo, confondendo gli spiriti dei cristiani, c’era il Signore Gesù e la sua Parola, c’era e rimane il N.T. Non bisogna MAI fidarsi dell’uomo (Ger 17:5), con le sue promesse altisonanti, con gli equilibrismi interpretativi, con le scintille dottrinali (che appaiono e scompaiono in modo improvviso, come nel gioco delle tre carte), con l’attrazione economica (tanto i soldi li porta sempre lui, il deus ex machina), con la propaganda più consona per ottenere subito taluni risultati privi di reale prospettiva biblica.

Comunque, in attesa del giudizio finale, le chiese e i singoli cristiani possono fare di tutto, figuriamoci (chi o che cosa lo impedisce?). Di fatto, non è proprio questo quello che succede? Dice la chiusa del libro dei Giudici: «In quel tempo, non c’era re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio» (Gdc 21:25). Poi vi furono i re (1Sam 8:5), voluti da Israele per essere alla pari dei popoli vicini. E per Israele, con l’avvento del re, il deus ex machina tanto agognato, iniziò la fine.

 

FULL IMMERSION

Non saranno due o tre incontri di tanto in tanto, due o tre giorni di FULL IMMERSION (ormai bisogna parlare in inglese per ottenere credibilità nel Paese e nelle chiese) al fine di riflettere in “intima spiritualità tra fratelli e con i nostri contatti” (?!?) a cambiare le cose che si sono sedimentate bel belle nelle comunità durante gli anni o le decadi. Nelle singole chiese occorre durare molta fatica (con pazienza infinita e il vangelo alla mano) per ottenere i risultati del vangelo. E questo nel tempo. Serve tempo per cambiare la mentalità di quegli Italiani interessati al vangelo, che entrano nella chiesa con entusiasmo e poi si ritrovano catapultati – un po’ sgomenti – in una realtà talvolta peggiore di quella lasciata alle spalle. Vengono incitati a guardare agli uomini e non a Cristo: certo, non a parole (nessuno dirà mai: «segui me e non Cristo»), ma nei fatti. Bisogna essere realisti: la situazione delle chiese di Cristo italiane è quella che è, e potrà essere cambiata soltanto NELLA LUNGA DURATA con un vero e fattivo ritorno al vangelo e al modello di chiesa apostolica descritto nel N.T.

Alla gente bisogna dire che viviamo in una generazione perversa (At 2:40) e che senza Cristo siamo perduti – altroché i due o tre giorni in montagna, in collina, al mare, sul pianoro, sulle Dolomiti e nelle grotte, a parlare di quegli argomenti che fanno presa solo perché piacciono alla gente! Di sicuro, se alla gente diciamo quello che fu detto a noi («senza Cristo sei perduto»), ai “momenti” in montagna, collina, mare, pianoro o nelle sale di riunione non si presenterà neppure un cane. Ma Dio ha sempre un popolo numeroso in ogni città, quando si predica il vangelo nella sua purezza (At 18:10). Beninteso, il popolo numeroso di Dio non è quello che vogliono gli uomini peccatori. I tempi, i modi e i numeri di Dio non sono quelli dei figli di Adamo ed Eva. Quindi, smettiamola di guardare ai numeri con il nostro occhio umano, giacché saremmo già sconfitti in partenza. Quanto può e deve essere numeroso il popolo di Dio in una città come Roma (oltre 2.7 milioni di abitanti al 31 ottobre 2022)? Anche se fosse l’uno per cento (27mila) sarebbe sempre e solo un pizzico di polvere, per non dire dello 0,1 per cento (2700). Eppure, per i numeri “spirituali” sarebbero tantissimi! Magari averli! Ci siamo mai chiesti quanti membri avesse la chiesa in Corinto, che così tanti problemi creò all’apostolo Paolo? Sicuramente non molti, se le case private che ospitavano le riunioni erano aperte al pubblico (1Cor 14:23). Una dozzina, venti, trenta? Quanti? (a quel tempo il cristianesimo non era una religione riconosciuta dalle autorità romane; bisognerà aspettare Costantino per il concetto di “chiesa” quale edificio pubblico così noto alla cultura italiana).

 

ATTENTI AGLI HATERS!

Qualcuno nei social, in televisione, nei mezzi di comunicazione dice mai, con Pietro: «Salvatevi da questa perversa generazione» (At 2:40)? No! Figuriamoci! Sarebbe attaccato ferocemente da tutti gli haters (bella questa, eh!) presenti in Internet e altrove. È proprio vero quello che preannuncia la Parola di Dio: «Verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie» (2Tm 4:3).

Con il deus ex machina, che cala sullo scenario della vita delle chiese in un determinato momento, non si va da nessuna parte. Mettiamocelo bene in testa.

Siamo davvero stanchi del deus ex machina. Che lasci l’ambito delle chiese di Cristo e vada a fare danni altrove.

 

Arrigo Corazza