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IL CULTO DOMENICALE: IL CANTO

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Il culto della Chiesa costituisce la massima espressione della fede comunitaria, che è, a sua volta, risultato della fede individuale. Quel che pensiamo di Dio, della Chiesa, di noi stessi e dei fratelli si materia nel culto offerto a Dio in Cristo Gesù. Il culto domenicale della Chiesa si compone di cinque atti: canto, preghiera, predicazione, colletta, Cena del Signore. Soffermiamoci ora sul canto nel culto.

 

CANTARE LODI AL SIGNORE

Uno degli aspetti più belli e produttivi del culto comunitario a Dio è certo costituito dal cantare insieme lodi al suo nome, manifestazione intensa di amore per Dio in quanto nasce dal cuore ed è il risultato del nostro affetto per lui.

Non v’è nulla di meccanico, di piatto nel cantare al Signore: vibra, in quest’atto, il fervore della fede. Si tratta di un richiamo a Dio e alle sue immense benedizioni nei confronti dei cristiani. Tale richiamo è possibile a tutti i credenti (cosa che non sarebbe possibile se dovessimo usare lo strumento musicale, che soltanto pochissimi sono in grado di suonare).

 

I BRANI DEL N.T. SUL CANTO

I brani seguenti invitano a cantare lodi al Signore: Ef 5:19; Col 3:16; Eb 13:15. Questi tre passaggi, fondamentali e molto chiari, escludono l’uso di qualunque strumento musicale nel culto comunitario. Il fatto che lo Spirito Santo dica di cantare esclude, per l’appunto, altre forme, che sarebbero una vera e propria aggiunta ai comandamenti del Signore. Inoltre, si rivela inutile speculare sul testo originale greco per rinvenire una presunta differenza tra inni, salmi e cantici spirituali, tra il cantare e il salmeggiare (secondo tali speculazioni, il salmeggiare richiederebbe, come nell’ebraismo, l’uso di uno strumento musicale). Dalla storia è noto come per nei primi secoli della storia della chiesa non fossero usati strumenti musicali nel culto al Signore; essi furono aggiunti al culto, come altre cose, diversi secoli dopo rispetto alla Chiesa descritta nel N.T. Ciò non dovrebbe bastare?

 

IL PROBLEMA DELLO STRUMENTO MUSICALE

II problema dello strumento musicale è importante, serio e indicativo di un certo modo di concepire i rapporti con Dio. Temerario sarebbe affermare che si tratti di problema marginale. Invece, v’è in gioco il principio di autorità che guida i credenti nel loro operare.

I cristiani secondo il N.T. credono che quanto Dio ha comunicato nella sua Parola sia sufficiente per la salvezza; altri credono che quanto Dio non ha comunicato nella sua Parola possa essere aggiunto tranquillamente alla Bibbia. Con quale risultato? Quello di creare tutta una serie di tradizioni umane, che annientano la saggezza divina (cfr. quanto afferma il Signore Gesù in Mt 15 e brani paralleli). Quindi, chi usa lo strumento musicale non crede nella sufficienza della Bibbia.

Chi usa lo strumento musicale, di solito, aggiunge altre cose alla Parola di Dio: il che equivale a lasciare la porta aperta a innovazioni di ogni sorta. Chi difende lo strumento musicale nel culto e poi condanna i preti perché hanno aggiunto una miriade di pratiche religiose non contemplate dalla Parola di Dio, non fa altrettanto? Sbagliare su un punto significa sbagliare su tutti i punti, se siamo fuori della legge di Dio (cfr. Gc 2:10). Perciò, chi usa lo strumento musicale lo fa sulla base dell’autorità umana e non della Parola di Dio.

Il cristiano non ha comunione con chi aggiunge nuove dottrine alla Bibbia. Il cristiano deve sentirsi orgoglioso di seguire la Parola di Dio, e solo quella. È meglio cantare di cuore, come si può (anche stonati), con il conforto del N.T. che non cantare con l’ausilio di uno strumento senza l’autorizzazione divina.

Soffermandoci da ultimo ancora sullo strumento musicale, bisogna dire che quelli che lo usano (la stragrande maggioranza nel cosiddetto “cristianesimo”) sono spesso gli stessi che condannano, nelle chiese di appartenenza, altre tradizioni umane: si provi a togliere l’organo quale strumento musicale e a mettere altri strumenti (la scelta è amplissima: ad esempio, potrebbe andare bene la cornamusa scozzese o la chitarra elettrica oppure, paradossalmente, un complessino o la banda musicale?). Non pensate che assai difficilmente sarebbero accolti? Un’ultima considerazione: i difensori dello strumento musicale, che dimenticano la differenza tra Antico e Nuovo Patto, dicono che nel Sal 150 viene comandato l’uso di strumenti musicali, dimenticando, tuttavia, che al v. 4 si parla anche di danze. Introdurremo anche la danza, magari quella del ventre? Che male c’è? Non è biblica anche la danza?

 

Arrigo Corazza