IL CULTO DOMENICALE: LA PREGHIERA

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29 Settembre 2021
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29 Settembre 2021
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IL CULTO DOMENICALE: LA PREGHIERA

29 settembre 2021

 

Il culto della Chiesa costituisce la massima espressione della fede comunitaria, che è, a sua volta, risultato della fede individuale. Quel che pensiamo di Dio, della Chiesa, di noi stessi e dei fratelli si materia nel culto offerto a Dio in Cristo Gesù. Il culto domenicale della Chiesa si compone di cinque atti: canto, preghiera, predicazione, colletta, Cena del Signore. Soffermiamoci ora sulla preghiera quale viene comandata dalla Parola di Dio.

 

CHIESA E PREGHIERA

Leggendo le prime testimonianze relative al culto della Chiesa di Cristo, si può notare subito l’importanza attribuita dai primi convertiti alla preghiera: essi «erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere» (At 2:42). Questo versetto si rivela assai prezioso per capire quale fosse il culto della Chiesa: infatti, Luca si premura di citare l’insegnamento (che comprende qualunque tipo o forma di predicazione della Parola), la comunione fraterna (frase che può anche includere, come si desume da 2Cor 9:13, le sovvenzioni destinate ai fratelli in Cristo – quindi, il concetto di colletta), il rompere il pane (che si riferisce alla Cena del Signore), la preghiera (che, se cantata, prefigura i nostri inni).

Dunque, la preghiera svolge una parte fondamentale nella vita della Chiesa di Gerusalemme: la Chiesa, dopo la liberazione di Pietro e Giovanni, rivolge la propria invocazione a Dio, che fa sentire tangibilmente la sua potenza e conforto (At 4:31); gli Apostoli, dopo la sollevazione degli Ellenisti contro gli Ebrei, istituiscono un gruppo di sette servitori: difatti, compito primario degli Apostoli è dedicarsi alla preghiera e al servizio della Parola (At 6:1-7).

La preghiera è pertanto parte integrante, fondamentale, costitutiva, della vita e del culto della Chiesa. Attraverso la preghiera, il rapporto del credente con Dio viene mediato dal Signore e Salvatore Cristo Gesù. Proprio grazie alla presenza buona e salvifica di Gesù, la sua Chiesa trae forza e vigore ai fini dell’evangelizzazione dei peccatori.

 

CARATTERISTICHE DELLA PREGHIERA

La preghiera deve essere rivolta a Dio nel nome di Cristo, ossia secondo la mediazione e l’autorità del Signore Gesù (cfr. At 4:24; Mt 6:9), come ben spiega Col 3:17: «Qualunque cosa facciate, in parola o in opera, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di lui». Il N.T non autorizza alcuna preghiera che non sia a Dio tramite Gesù. Pregare Maria e i santi non è scritturale.

Da At 4:24 ricaviamo un esempio apostolico di preghiera comunitaria: è chiaro che non si “recita” il Padre nostro, ma una preghiera scaturita da una situazione contingente. Il Padre nostro rimane un modello di preghiera, da modificare secondo le occorrenze spirituali dei credenti.

La preghiera deve essere rivolta al Padre, individualmente e collettivamente, per i motivi che la Sacra Scrittura rende noti. Pertanto, si rivela inutile pregare il Padre per scopi che non siano sani, spirituali, buoni, umili. Se abbiamo capito il senso del Padre nostro, allora capiremo anche che cosa chiedere al Padre. Se non chiederemo come si conviene, allora Dio non esaudirà le nostre preghiere (cfr. Gc 1:5-6; 4:3). Peraltro, dovremmo ricordare che Dio esaudisce le nostre preghiere, quando sono lecite e scritturali, ma può esaudirle in modo diverso da quello che noi riteniamo. Difatti, la nostra sapienza è assai limitata, la sua è infinita. Noi dobbiamo chiedere con fede ed umiltà: Dio poi dispone secondo la sua sterminata saggezza e carità. Come tutte le altre componenti del culto comunitario, anche la preghiera sarà tanto più bella e sentita quanto più voluta e preparata nel corso della vita. Si tratta di un desiderio forte e prepotente verso Dio, un nostro spingerci a lui con costanza, con umiltà, con dedizione, soprattutto con la verità che procede da Gesù Cristo.

Infine, è il caso di esortare i fratelli che servono la Chiesa mediante la preghiera a prepararsi con adeguata serietà durante la settimana. La nostra preghiera, sia individuale sia comunitaria, è il risultato della conoscenza biblica, della fede, del rispetto, dell’amore per Dio e per tutti i credenti. Portare la fratellanza alla presenza di Dio per mezzo della preghiera, è compito assai grave, importante, degno della vocazione che ci è stata rivolta dal Padre attraverso il Vangelo (2Ts 2:14), e richiede una serena ma profonda concentrazione. Talora accade che alcuni fratelli, chiamati a pregare pubblicamente, recitino quasi sempre la medesima preghiera, senza variazioni di sorta. Dalla Scrittura sappiamo bene che la preghiera non è un atto magico, da ripetere sempre con le stesse parole (Mt 6:7), ma un gesto di fede sempre nuovo e vivo.

 

Arrigo Corazza