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IL PAPA È CATTOLICO?

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A partire dalla sua elezione (marzo 2013), non è veramente possibile stare dietro alle molteplici affermazioni del Papa su tutto e tutti, sul presente e sul passato. Si viene presi per stanchezza. Tuttavia, ogni tanto, quando si supera il limite della sopportazione (biblica), occorre intervenire e far presente l’assurdità della tavola che il Papa sta apparecchiando al mondo. Altro che “rivoluzione di Francesco”!

L’incoerenza è che il Papa sembra parlare (a braccio o secondo schema prefissato) non – come afferma la teoria cattolica sul suo ruolo – quale suprema autorità del cattolicesimo romano, vicario di Cristo e pastore in terra della Chiesa universale, successore dell’apostolo Pietro, prescelto dallo Spirito Santo e infallibile quando parla ex-cathedra (Concilio Vaticano I, 1870), ma come una personalità fluttuante sopra il cattolicesimo stesso. Le eventuali critiche che il Papa fa, di tanto in tanto, alle malefatte dei preti, la fatica che il Papa dura per “umanizzare” la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, per renderla più consapevole delle esigenze della assai mutevole società “liquida” contemporanea (“liquida” in quanto priva di fondamenta di alcun tipo) piacciono molto alla massa e ai mezzi di comunicazione (che proprio tale massa modellano con un bombardamento pesante ma continuo).

La realtà è che tanto gli uni quanto l’altra non sono abituati a pensare biblicamente e storicamente il cattolicesimo romano.

La realtà è che il Papa non è affatto avulso da ciò che accade nel cattolicesimo romano, ma al contrario ne è parte integrante, ne è strutturalmente il punto di aggregazione. Non si dà cattolicesimo senza papato. Il cattolicesimo romano, nel suo decorso storico, è il papato. Il cattolicesimo è tale perché i Papi lo hanno modellato nel tempo e nello spazio. È di vitale importanza ricordare che, nella teologia cattolica, un Papa, essendo infallibile, non può essere sconfessato da un altro Papa. Quindi, quanto Papa Francesco dice oggi deve essere in armonia con quello che hanno professato e insegnato i suoi predecessori. Nondimeno, nei fatti, il Papa non si fa scrupolo talora di sconfessare (certo, non apertamente) l’operato di chi lo ha preceduto (tanto, chi se ne accorge o lo sa? Quel che conta, oggi, è compiacere la massa).

I mezzi di comunicazione e la massa (che, come detto, da essi viene modellata) non hanno alcun interesse a sostenere che se il Papa si lamenta (poco o tanto, non importa) dello stato in cui versa la Chiesa Cattolica Apostolica Romana è perché la struttura, a partire dal Papa stesso fino all’ultimo dei preti nel più piccolo buco d’Italia, è sbagliata biblicamente. In altre parole, a nessuno viene in mente di confrontare le affermazioni del Papa sia con la Bibbia sia con la storia. È per questo che il Papa ha l’ardire di pronunciare parole insostenibili dal punto di vista biblico e storico. I preti lo lasciano fare (perché sono abituati a pensare nella lunga gittata e perché morto un Papa se ne fa un altro – o forse due o tre …, visti i tempi), la massa non sa che pesci prendere e, soprattutto, non vuole impegnarsi ad entrare nei meriti della Chiesa Cattolica (la tradizione cattolica è dura a morire). Soprattutto, alla massa non interessa niente né della Bibbia né della vita futura, post mortem. Si dice: «Pensa quel che ti pare, tanto alla fin fine (se mai ci dovesse essere una vita post mortem e, quindi, se davvero Dio esiste) nessuno avrà danno … Se proprio ci dirà male, saremo tutt’al più come gli alberi (?)» (il riferimento agli alberi è una reminiscenza di un desiderio espresso dall’ateo Dario Fo su un’eventuale vita post mortem).

E pensare che un tempo i Papi assai raramente apparivano o proferivano parole, aumentando proprio per questo l’aura di sacralità che li circondava. Il Papa, oggi, rischia di banalizzare ogni cosa. A Papa Francesco interessa solo compiacere tutto e tutti (e non si dica che non è vero). Però, a guardare bene le cose da un punto di vista scritturale, non si crea e si educa così la nuova creatura in Cristo: occorre la Parola di Dio e la sua osservanza. In un Paese quale il nostro, in cui la morale è doppia o tripla, in cui la lingua è biforcuta, in cui la corruzione (d’ogni tipo, in primis morale) impera, in cui si ritiene di farla franca (di “sfangarla”) alla fin fine, bisogna predicare il Vangelo (e solo quello) senza mezzi termini, senza mezze verità, senza infingimenti. Se vogliamo che la massa si salvi nella vita post mortem («Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità»: 1Timoteo 2:4), bisogna predicare il Vangelo. Non si può più dire vox populi vox Dei (“voce di popolo, voce di Dio”). E pensare che proprio per sfuggire alle manipolazioni della piazza romana, deputata a ratificare l’elezione papale, furono creati i cardinali (1059, Niccolo II), i “cardini” attorno ai quali ruota la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, gli elettori del Papa, gli aiutanti del Papa. Ora il Papa torna ad attribuire alla massa quel valore che non ha mai avuto ai fini della salvezza. È un gioco pericoloso, tuttavia. Lo insegna la storia. Se il mondo esisterà ancora, Papa Francesco sarà ricordato soltanto come il 266mo pontefice, uno dei tanti dell’elenco, e magari un giorno di lui si darà un giudizio negativo, totalmente rovesciato rispetto a quello corrente. La massa oggi plaude, domani divora …

E pensare che il Signore Gesù ha detto che «di ogni parola oziosa che avranno detta, gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole sarai giustificato, e in base alle tue parole sarai condannato» (Matteo 12:36-37). Quindi, secondo Gesù, ci sarà una vita post mortem e vi sarà un giudizio che si baserà sulla Parola di Dio e sul comportamento avuto in questa vita. Il giudizio terrà conto delle parole pronunciate da ogni creatura umana. Ciò varrà anche per Papa Francesco.

Arrigo Corazza

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«Bada bene a te stesso, che anche tu non sia tentato» (Galati 6:1).

«Ora, queste cose avvennero loro (agli Ebrei) per servire da esempio e sono state scritte per ammonire noi, che ci troviamo nella fase conclusiva delle epoche. Perciò, chi pensa di stare in piedi, guardi di non cadere» (1Corinzi 10:11-12).

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Post Scriptum

Non bisogna pensare che il pericolo di aderire alla teoria e alla pratica della vox populi vox dei riguardi unicamente i cattolici: esso è di tutti i “cristiani” e di tutte le “chiese” nell’universalità del tempo e dello spazio. In specie quelle chiese che si dicono “di Cristo”, sostenendo di basarsi soltanto sulla Bibbia, debbono essere sempre accorte a non cedere alle pressioni della società incombente, della massa.

Interessanti in proposito le osservazioni del fratello Roberto Tondelli (Chiesa di Cristo, Pomezia).

«Ho appena letto il tuo recente articolo sul papa. Grazie, mi trova d’accordo e spero vivamente che molti lo leggano e ci riflettano su … Dato che, giustamente, fai riferimento sia alla Bibbia che alla Storia, io ho trovato buono un testo dello storico tedesco Rudolf Lill, Il potere dei papi (Laterza, 2010) …

Mi ha colpito nel tuo scritto una sezione che non considero per nulla scontata: “non si crea e si educa così la nuova creatura in Cristo: occorre la Parola di Dio e la sua osservanza. In un Paese quale il nostro, in cui la morale è doppia o tripla, in cui la lingua è biforcuta, in cui la corruzione (d’ogni tipo, in primis morale) impera, in cui si ritiene di farla franca (di “sfangarla”) alla fin fine, bisogna predicare il Vangelo (e solo quello) senza mezzi termini, senza mezze verità, senza infingimenti”. Credo che questa necessità, da te giustamente sottolineata, sia da applicare oggi prima di tutto a noi stessi, visto che non la si può certo chiedere a né pretendere da chi ha ogni interesse a banalizzare, ammorbidire, inficiare la verità che è in Cristo – ma da un po’ di tempo mi domando se chi fa così sia proprio solo il papa.

L’Evangelo va proclamato in modo quanto più possibile coerente e serio, indipendentemente dai risultati che può produrre oggi (e non penso solo in termini di conversioni). Ritengo perciò che si dovrebbe tornare a studiare/ri-studiare meglio il testo ispirato per approfondirne molti aspetti, anzi ogni aspetto, anche quelle problematiche che agitano il mondo, penso a matrimonio, famiglia, etc., ma anche ad Islam e temi connessi … ».