29 settembre 2015
Memore del trasferimento papale ad Avignone (1309 – 1377) e sperando contro ogni speranza allo stesso modo di Abramo (Romani 4:18, ma purtroppo con risultati diversi), taluno ha ingenuamente ritenuto che la recente visita del Pontefice negli Stati Uniti potesse durare all’infinito. Del resto, non è un bel paese, l’America? Non è il crogiolo del mondo, l’America? Invano: il signor Bergoglio, con sommo godimento di molti Americani e profondissimo scoramento di pochi Italiani, è tornato a casa sua, a Roma, nella capitale d’Italia (e non a Washington D.C., non a Londra, non a Parigi e via dicendo. Non a caso, in italiano si dice: “stare come un Papa”, ad indicare una sorta di benessere continuo, di stato invidiabile ed invidiato, dal quale discende il potere di dire e fare a proprio piacimento, dall’alto di una posizione intoccabile e, quasi, permanente. Solo in Italia, a Roma, il Papa può essere tale. Probabilmente altrove non lo vogliono. Oppure forse altrove egli non vuole andare. Come l’impero di Roma, la mafia, il fascismo, la pizza, la pasta, la Ferrari, il parmigiano, il cannellino di Frascati … anche il Papato è un prodotto puramente italiano, anzi romano).
Durante i suoi spostamenti in aereo, soprattutto da zone molto remote (quindi, per ammazzare un po’ il tempo?), il Papa trova particolar gusto nel replicare alle domande dei giornalisti, i quali, grazie agli istantanei mezzi di comunicazione di massa, annunciano al mondo, in trepida attesa, le sue risposte. Difatti, v’è un enorme interesse su tutto ciò che il Papa fa e dice. Si pensi, addirittura, alla gran fanfara per una sua visita da un ottico romano (che tenerezza quando si è saputo che nell’occasione il Papa ha chiesto soltanto il cambio delle lenti, perché voleva spendere poco!). Il Papa, che certo sfrutta al meglio ogni occasione per far parlare di sé, si concede assai volentieri. Il contesto è perciò quello, quasi informale, di un lungo tragitto dall’America (il Nuovo Mondo dove il Papa non risiede) all’Europa, nella fattispecie all’Italia (dove il Papa c’è, eccome!).
Circa il sacerdozio delle donne nella Chiesa Cattolica Apostolica Roma, egli ha risposto così (trascrizione dal video apparso in Internet):
«Le donne sacerdote? Quello non può farlo. Il Papa San Giovanni Paolo II, dopo lunga, lunga in tempi di discussione, lunga riflessione, ha detto chiaramente. Non perché le donne non hanno la capacità, ma guarda nella chiesa sono più importante le donne che gli uomini perché la chiesa è donna!».
Nel leggere queste parole, il cristiano secondo il Nuovo Testamento non sa se ridere o piangere. Pertanto, s’impone una breve riflessione al riguardo. Si ricordi che l’attuale Papa appartiene alla schiera dei Gesuiti, maestri d’astuzia e ferrati nei discorsi. Il Papa non le spara a caso, come si potrebbe erroneamente pensare, ma dice sempre qualcosa che ha un obiettivo (che poi tale scopo si possa comprendere o no all’istante è un altro paio di maniche; nel cattolicesimo occorre sempre guardare alla lunga gittata).
«LE DONNE SACERDOTE» – Secondo il Nuovo Testamento tutti i cristiani sono sacerdoti (1Pietro 2:5; Apocalisse 1:6; 5:10; 20:6) perché danno una testimonianza diretta al mondo peccatore, perché offrono se stessi quali sacrificio perenne e quotidiano (1Pietro 2:5; Romani 12:1). La distinzione tra “clero” e “laici” non appartiene all’inizio della Chiesa di Cristo del Nuovo Testamento, ma è il risultato di sviluppi teologici posteriori. Il “sacerdote o prete alla cattolica” non esiste nelle Sacre Scritture. Nel Nuovo Testamento alle donne è richiesto il silenzio nelle assemblee (1Corinzi 14:34: «Come si fa in tutte le chiese dei santi, le donne tacciano nelle assemblee, perché non è loro permesso di parlare»). Può piacere o no, ma così ha disposto Dio. Gli anziani / vescovi / pastori sono tutti uomini (Tito 1:5ss; 1Timoteo 3:1ss). Ciò non significa che le sorelle in Cristo non abbiano un compito nella Chiesa: ma alla pari di tutti gli altri cristiani, né sopra né sotto. Nella Chiesa di Cristo, però, i ruoli tra fratelli e sorelle sono diversi. Tutto qui. In Cristo siamo tutti uno (Galati 3:28).
IL RICHIAMO AL PAPA PRECEDENTE – Circa la possibilità del sacerdozio femminile, invece che rifarsi alla Sacra Scrittura com’è giusto, Bergoglio risale a un suo predecessore, peraltro santo: il Papa polacco. San Giovanni Paolo II, dopo lunga riflessione ha detto chiaramente che «quello non può farlo». Perché San Giovanni Paolo II ha dovuto discutere e riflettere così tanto? La Sacra Scrittura non è chiara? Per di più, sorge spontaneo chiedersi: ma come? Il Papa è il Papa! Se il Papa, che è infallibile, non cita la Sacra Scrittura ma un suo precursore, allora perché non può fare come gli pare e cambiare le cose (molti Papi hanno sconfessato altri Papi)? Perché il signor Bergoglio non dice quel che LUI pensa? Ha per caso paura, dopo tanto successo a livello popolare, di scontentare le masse, di presentare un’immagine di sé diversa da quella che vuole la massa stessa, di quella che egli sta attentamente costruendo fin dal principio del suo ufficio? Con moltissima fatica, le alte autorità delle Chiesa Cattolica Apostolica Romana stanno tentando di dire, a destra e a manca, che l’attuale Papa non è “populista”. Allora, se il Papa non è “populista”, chi è e che cosa sta facendo? Ma neppure loro sembrano credervi. Da ultimo, si ricordi che rispetto alla Parola di Dio, nessuna parola umana ha valore, tantomeno quella del vescovo di Roma o di Canicattì. Il cristiano secondo il Nuovo Testamento trae linfa e autorità soltanto dalla Bibbia. Ai fini della salvezza, le dottrine create dai Papi e dai preti cattolici romani non contano un fico secco. È bene dire queste cose, perché la gente, attratta dal fenomeno di massa, non s’illuda. La salvezza in Cristo non ha niente a che spartire con la demagogia (che è sinonimo di “populismo”). I tempi dell’ignoranza sono finiti duemila anni fa, dice l’apostolo Paolo ai filosofi epicurei e stoici (Atti 17:30-31), i quali non erano certo pescivendoli (con il dovuto rispetto per questa categoria dell’epoca; è semplicemente un modo di descrivere persone non acculturate come i filosofi).
LA CAPACITÀ DELLE DONNE – I singoli credenti (uomini o donne) possono dispiegare capacità straordinarie nella Chiesa. Nessun cristiano secondo il Nuovo Testamento pensa che le donne credenti non abbiano la stessa capacità degli uomini credenti (e viceversa). Si tratta semplicemente, come già detto, di ruoli diversi. Chi crede in Cristo Gesù ed è istruito solo dalla Parola di Dio sa quel che deve fare, come lo deve fare e quando lo deve fare: soprattutto, sa rispettare i contesti in cui i suoi atti di fede si manifestano. Quindi, l’infallibile Papa del cattolicesimo avrebbe dovuto spiegare alle masse l’insegnamento biblico in proposito e far capire che non è un divieto creato dalla Chiesa Cattolica Apostolica Romana nei confronti delle donne credenti. Abbiamo a che fare con l’ennesima conferma dello scarsissimo interesse e rispetto che le autorità cattoliche dimostrano da sempre nei confronti della Bibbia. Il cattolicesimo romano non è fondato unicamente sulla Sacra Scrittura ma anche sulla tradizione e il magistero (ecco la vera, santa trinità dei preti: Sacra Scrittura, tradizione e magistero). Peccato per loro che il Signore Gesù Cristo abbia annientato la tradizione degli uomini (Matteo 15:1ss).
«NELLA CHIESA SONO PIÙ IMPORTANTE LE DONNE CHE GLI UOMINI» – Ma che cosa dice? Dove ricorre nella Parola di Dio un concetto simile? Nella Chiesa di Cristo nessuno è più importante di un altro, ma tutti i cristiani sono a servizio gli uni degli altri e verso i perduti. La distinzione tra “importanti” e “meno importanti”, tra “clero” e “laici”, è un prodotto del cattolicesimo romano e non del Nuovo Testamento. Non bastava dire che le donne hanno la stessa capacità degli uomini? No. Bergoglio vuole stupire dicendo che hanno più capacità, che sono più “importante”. Questa è una vera e propria discriminazione di tipo spirituale, che non si sposa in alcun modo né con il dettato biblico né con la pratica religiosa che da tale dettato discende. Si tratta, a ben vedere, di una frase a effetto, utile a magnificare la bontà, la “diversità” dell’attuale Papa (lo stesso che va dall’ottico a Via del Babuino, a Roma, cercando di spendere il meno possibile. Eppure, in tanti vanno dall’ottico cercando di risparmiare, non solo lui …). Come si diceva nel Medioevo, questa sembra essere una excusatio non petita, una scusa o affermazione non richiesta, forse necessaria a mascherare cattivi comportamenti verso le donne. Oppure, più semplicemente, è solo un nonsenso.
«PERCHÉ LA CHIESA È DONNA» – La motivazione per cui le donne sono più “importante” degli uomini risiede nella femminilità della chiesa. Questo concetto gli è caro: lo ha già definito (13 ottobre 2013) poco dopo l’inizio del suo pontificato (13 marzo 2013). Su questa mostruosità secondo la Bibbia, rimandiamo al nostro approfondimento in questo stesso sito https://chiesadicristoinpisa.it/editoriale/il-chiesa.
Ci chiedevamo sopra se il cristiano secondo il Nuovo Testamento debba piangere o ridere nell’udire queste parole del signor Bergoglio. Per rispondere basta andare a leggere le parole di Gesù Cristo riportate nel Nuovo Testamento e fare gli impietosi paragoni.
Non ci resta che piangere.
Qualcuno si sta dedicando a un gioco veramente pericoloso per la salvezza delle anime. Anch’egli ne risponderà a Dio, come tutti gli esseri umani, nel giorno del giudizio finale, quando non ci saranno uomini a salvarci o a condannarci, a sdoganarci o a respingerci. Dio è più potente della massa. La voce del popolo non è la voce di Dio.
Arrigo Corazza