INCONTRI CON IL SIGNORE

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INCONTRI CON IL SIGNORE

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A ben guardare, l’incontro tra Dio e l’uomo è di tipo forzoso, nel senso che – prima o dopo, volente o nolente – l’uomo è costretto a dare un’interpretazione della realtà naturale che lo circonda, è costretto cioè a interrogarsi su questioni quali: «Chi è all’origine di tutte le cose? Perché tutte le cose esistono? Qual è il mio ruolo all’interno di tutte le cose?». Questo incontro, da Dio stabilito per tutti gli esseri viventi d’ogni tempo e luogo, è la cosiddetta “rivelazione naturale”, che svela e fa apprezzare l’esistenza del Creatore, Pianificatore e Reggitore supremo del cosmo disciplinato ed ordinato.

Di là dall’incontro con Dio tramite la natura, v’è quello – ulteriore e definitivo – che transita per la rivelazione scritta di Dio: la Bibbia. Essa insegna ciò che si deve o non si deve fare per avere la comunione del Regno di Dio e nel Regno di Dio (vedi 2Tm 3:16-17). Con quest’ ulteriore approfondimento, l’incontro si fa completo e, in definitiva, indispensabile per la salvezza dell’anima, cioè per la vita eterna, che è il «fine [cioè lo scopo, l’adempimento o traguardo] della fede» (1Pt 1:9).

Incontrare Dio significa determinare due effetti precisi e conclusivi: da un lato, amarlo e glorificarlo, dall’altro rifiutarlo. Il terzo effetto, tanto caro a molti – l’effetto di tenere il piede in due staffe, ossia il compromesso –, non è possibile. I Romani affermavano: tertium non datur; i cristiani, invece, si pregiano di ripetere le parole del Signore Gesù, certo assai più incisive del motto latino: «Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro. Voi non potete servire Dio e Mammona» (Mt 6:24); «chi non è con me è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde» (Mt 12:30). Inoltre, 1Gv 2:15-17 insegna: «Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui. Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno».

Una volta conosciuto Dio, i credenti sono chiamati a dare ordine e concretezza ai propri incontri: questa è la comunione con Dio in Cristo Gesù tramite l’opera dello Spirito Santo. Nella nostra vita possiamo fare cattivi o buoni incontri: sta a noi scegliere il da farsi, alla luce della Parola di Dio e con lo scopo della glorificazione di Dio.

Di solito chi non crede afferma che, se incontrasse fisicamente Gesù, avrebbe fede: ma è vero? La storia del Signore, quale descritta nei Vangeli, sembra dire piuttosto il contrario: quanti tra quelli, numerosissimi, che lo hanno visto, conosciuto e ammirato durante il suo ministero terreno lo hanno poi accompagnato alla croce? Spesso, in religione, le cose non sono così semplici come si pensa o si dice.

Il N.T. parla di molteplici incontri, alcuni cercati altri casuali (com’è, del resto, nell’ordine delle cose). Vediamone taluni appartenenti a questa o a quella categoria, con gli esiti relativi. Tra gli incontri voluti con il Signore e dall’esito positivo, ricordiamo qui solo quelli di Zaccheo (Lc 19:1-10) e della donna con il flusso di sangue (Mc 5:21-34). Soprattutto quest’ultimo è significativo – se non addirittura commovente – per noi che lo vediamo e giudichiamo a distanza di due millenni: quasi stroncata da dodici anni di sofferenza, debolezza e sfruttamento da parte di medici incapaci di guarirla, la poveretta ha un disperato scatto, sicura di poter vincere definitivamente i suoi problemi, e, in mezzo alla folla numerosa, non esita a toccare il Signore, pure sapendo di contravvenire palesemente ad una precisa disposizione della legge mosaica circa le donne aventi flussi di sangue (vedi Lv 15:25ss).

Al contrario, un incontro desiderato ma dagli effetti assai negativi è quello tra Gesù ed Erode (cfr. Lc 7:9-7; 23:8-12), che ambiva conoscerlo per vedergli operare segni spettacolari, a guisa di fenomeno da baraccone. Esito incerto, infine, sembra avere avuto l’incontro fortemente perseguito da Nicodemo, figura biblica tra le più celebri (Gv 3): le fonti giovannee, uniche a parlarci di lui, paiono insinuare solo un suo accostamento alla fede nel Figlio di Dio, e nulla di più (Gv 7:50; 19:38-42).

Arrigo Corazza