24 dicembre 2020
LA CROCE E IL CROCIFISSO: RILIEVI STORICI E BIBLICI
La parola “croce” deriva dal sanscrito krugga (“bastone pastorale”); in greco è stauròs (“palo”) o xýlon (“legno”); in ebraico è ‘es (“albero”). Questa terminologia indica che, in origine, la croce era un albero/palo cui i condannati venivano confitti con chiodi o impalati.
Fin dalla preistoria, la croce fu simbolo diffuso per indicare la vita, la divinità, il sole … Il processo attraverso cui la croce giunse ad avere valore universale, soppiantando tutti gli altri simboli cattolici, si compì abbastanza tardi (IV secolo), dopo l’epoca di Costantino (che muore nel 337 d.C.).
Pare che i Romani ereditassero la crocifissione dai Persiani, tramite i Greci e i Fenici. Non praticata su cittadini romani, fu abolita da Costantino. Le fonti antiche (soprattutto letterarie e archeologiche) parlano della croce specie a cominciare dal 325-335, in occasione della inventio crucis (“ritrovamento della croce”) avvenuta in Gerusalemme durante la dedicazione di due basiliche (Santo Sepolcro e Calvario). Prima d’allora la croce ha minima rilevanza presso i cristiani: è assente nei Padri Apostolici (vicinissimi al tempo degli Apostoli) e ha un ruolo secondario nei Padri Apologisti (subito dopo i Padri Apostolici). Da allora in poi, a circa tre secoli dalla morte del Cristo, si sviluppa il culto della croce, che diventa il segno della vittoria (signum victoriae), la croce invincibile (crux invicta). Si diffonde il segno della croce (signum crucis), usato prima d’ogni azione ed assurto a valore rituale di efficacia.
Rarissime (e talora discusse) risultano le raffigurazioni della croce prima del IV secolo, mentre le più antiche attestazioni della rappresentazione del crocifisso sono il graffito del Palatino (III secolo, di mano pagana), il Cristo nudo sulla croce (420 d.C.) e il pannello ligneo della porta della Chiesa di S. Sabina a Roma (450 d.C.).
I cristiani del N.T. non facevano uso né della croce né del crocifisso.
Arrigo Corazza