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LA MORTE DI FRANCO PERRELLO. CATTOLICESIMO E OMOSESSUALITÀ

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Giovedì 26 gennaio 2017 è morto Franco Perrello (83 anni). Chi è questo carneade (sconosciuto), si chiederanno i più? Franco Perrello è giunto agli onori delle cronache il 6 agosto del 2016, quando si è unito civilmente a Torino con Gianni Rainetti (80 anni) dopo cinquantadue anni di convivenza. Franco Perrello e Gianni Rainetti sono stati simboli per il mondo omosessuale, avendo lottato a lungo per ottenere le tutele e il pieno riconoscimento dell’amore gay. «Speriamo che la nostra storia – questo il commento di Franco dopo il fatidico sì – sia di esempio alle nuove generazioni. È stato faticoso ma alla fine ce l’abbiamo fatta ed è stato molto emozionante. Un percorso difficile, ma felicissimo».

La loro luna di miele non è stata in uno di quei posti esotici (Maldive, Seychelles, Bahamas …) tanto sognati dagli sposini, ma … al Lourdes! I due consorti / coniugi / mariti così hanno deciso, evidentemente da fedelissimi cattolici quali si ritenevano.

Famosi per l’ostinazione nel volere fruire dei benefici derivanti dalla legge Cirinnà, scrissero all’ex-Presidente del Consiglio Matteo Renzi per non perdere il riconoscimento ufficiale del loro amore, vista la non più tenera età. «Siamo anziani, fra non molto ci presenteremo in Chiesa per l’ultima benedizione: saremo accolti o respinti?».

Come vedremo sotto, non solo non sono stati respinti, ma sono divenuti modello di comportamento per la loro tenacia, secondo la sorprendente omelia funebre pronunciata da don Gian Luca Carrega, delegato (per la pastorale delle persone omosessuali) dell’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia.

Qui non ci interessa polemizzare con le scelte personali di Franco e Gianni. Ognuno porterà la propria precisa responsabilità dinnanzi a Gesù Cristo nel giorno del giudizio: «Noi tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione di ciò che ha fatto quando era nel corpo, sia in bene sia in male» (2Corinzi 5:10; cfr. Galati 6:5).

Qui non ci interessa neppure discutere se le unioni civili siano giuste o sbagliate. In proposito ciascuno ha le proprie idee e le esprime attraverso il voto. Sarà poi il Parlamento eletto democraticamente dal popolo a stabilire se le unioni civili siano da farsi o no. In quanto cittadini od ospiti della Repubblica Italiana, siamo tenuti – volenti o nolenti – a rispettarne le leggi. Se poi, invece, per motivi di coscienza si vuole obiettare contro questa o quella legge, allora si procederà secondo le possibilità eventualmente offerte dalle leggi stesse della Repubblica Italiana. Altrimenti, si aspetteranno tempi diversi, che prima o dopo arriveranno, come mostra il variare delle circostanze storiche (ieri era in un modo, oggi è il contrario di quel modo, domani forse sarà di nuovo com’era ieri prima di oggi). Al cristiano secondo il Nuovo Testamento è richiesto di essere sottomessi alle autorità superiori (Romani 13:1ss; 1Pietro 2:13), tenendo però sempre presente che occorre ubbidire a Dio anziché agli uomini (Atti 4:19; 5:29). Per il cristiano che segue soltanto il Nuovo Testamento, nessuna legge fatta dagli uomini potrà avere maggior valore della legge di Dio e di Cristo (1Corinzi 9:21).

Qui ci interessa unicamente il discorso biblico. E quando si ha a che fare con la Bibbia, non conta l’idea personale ma ciò che la Bibbia, Parola di Dio, insegna. La Bibbia (Antico e Nuovo Testamento) condanna l’omosessualità (Levitico 18:22; Romani 1:26-27; 1Corinzi 6:9). Ciò può piacere o no, ma non possiamo cambiare la Parola di Dio. E neppure possiamo usare la Bibbia quando ci pare («Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra …» (Giovanni 8:7), e ignorarla quando non ci conviene o non ci piace.

Fatto salvo questo principio, bisogna dire che nel corso dei secoli i comportamenti delle chiese si sono rivelati spesso schizofrenici. Prima i divorziati, i conviventi, i fornicatori sono oggetto di durissima riprovazione, poi sdoganati. Prima l’omosessualità è punita, poi accettata. Tutto dipende dalla società del momento, che spinge a pensare questo o quello, a fare secondo consuetudini imposte, ad avere una certa forma mentis. Da questa pressione della società sulla chiesa di Cristo, nasce la chiesa che noi vogliamo a nostro uso e consumo, «la chiesa che sogniamo», secondo le parole di don Gian Luca Carrega dette durante la liturgia funebre per Franco Perrello.

«So che tanti pensano che la prima parola da dire sarebbe “scusa”: per le incomprensioni, per la freddezza, per la rigidità. Ma dovrebbe farlo qualcuno più importante di me. Io, invece, vi dico “grazie”, perché voi, Franco e Gianni, con la vostra ostinazione, ci avete dato la possibilità di pensare a una Chiesa in grande, accogliente, capace di andare oltre e di non lasciare indietro nessuno: la Chiesa che noi sogniamo … Una chiesa fredda e non accogliente, una Chiesa che ci fa sentire giudicati: tutto questo rischia di separarci dall’amore di Cristo. Ma il cristiano vero è ostinato e non smette di bussare alla porta di Dio, perché è convinto che il Signore è misericordioso. E voi, Franco e Gianni, siete stati ostinati».

LE SCUSE – Bisogna smetterla di chiedere “scusa” per le malefatte compiute da altri. Questo è un vezzo diffuso, da qualche tempo a questa parte, tra le autorità cattoliche. Piuttosto, si pensi anzitutto a non commettere le malefatte condannate dapprima dalla Parola di Dio e, poi magari, dopo secoli, da qualche Papa solerte. Nessuno può chiedere “scusa” al posto altrui. Si potrà, tutt’al più, dire che Tizio ha fatto qualcosa che non mi trova d’accordo e che io non farei mai. «Se tuo fratello pecca, riprendilo; e se si ravvede, perdonalo» (Luca 17:3). Per chiedere “scusa” occorre pentirsi, e questo lo può fare unicamente chi ha commesso il male. “Incomprensioni”, “freddezza”, “rigidità” da parte del cattolicesimo nei confronti degli omosessuali: parole, queste di don Carrega, che andrebbero precisate e giudicate secondo un metro ben preciso. Il cattolicesimo ha sempre condannato l’omosessualità e in ciò ha seguito la Bibbia. Don Carrega sostiene che dovrebbe chiedere “scusa” qualcuno più in alto di lui. Una (non tanto) velata allusione al Papa? Ebbene, forse don Carrega non sa che il Papa ha detto recentemente (26 giugno 2016) che «la Chiesa dovrebbe chiedere scusa ai gay che ha offeso». Ecco un’altra frase (una delle tante del Papa, una delle solite oramai) gettate qua e là per agitare le acque. Queste frasi, che non trovano mai applicazione pratica a livello di legge canonica cattolica, lasciano l’impressione che il Papa parli da esterno rispetto al cattolicesimo, e non da massima autorità. Una posizione schizofrenica, dunque (vedi il nostro editoriale del 21 luglio 2016: ll Papa è cattolico?). Qual è la Chiesa Cattolica Apostolica Romana a cui si riferisce? Quella del Medioevo, della Controriforma, di un secolo fa, di cinque anni fa, del giorno prima della sua elezione (13 marzo 2013)? Come fa quell’ipotetica Chiesa Cattolica a chiedere scusa ai gay? Come, dove, quando e perché li ha offesi? Forse perché ha seguito la Bibbia in questo? Perché ha tolto loro la comunione? Si prega di precisare, in modo da avere le idee chiare. Non lasciamo, per cortesia, come sempre, le cose campate in aria: andiamo a fondo.

I RINGRAZIAMENTI – Secondo don Carrega, grazie alla loro ostinazione di essere e rimanere uniti in un vincolo omosessuale (peraltro condannato dalla Bibbia), Franco e Gianni, due persone qualunque, due persone come tutti noi (neanche si trattasse di due santi dichiarati tali dalle autorità cattoliche!), sono diventate un esempio da seguire per modificare addirittura la Chiesa Cattolica. La Chiesa di Cristo è diventata la Chiesa di Franco e Gianni. Qui si scavalca addirittura il concetto di mediazione dei santi cattolici (quelli morti, per intenderci) e si prende a campione due vivi che commettono per cinquantadue anni un peccato condannato dalla Bibbia. Però! Franco e Gianni hanno fatto riflettere i Cattolici sulla possibilità di pensare ad una Chiesa Cattolica in grande, accogliente, capace di andare oltre (la Bibbia? I concili? Il catechismo? I Sinodi? …) e di non lasciare indietro nessuno (ma esiste ancora un peccato di cui ravvedersi, un peccato condannato dalla Bibbia, dai concili, dal catechismo, dai Sinodi? …). La Chiesa Cattolica che noi sogniamo – la definisce don Carrega. Secondo il quale, Franco e Gianni ci hanno fatto capire come non deve essere la Chiesa Cattolica: una Chiesa fredda e non accogliente, una Chiesa che ci fa sentire giudicati …

LA CHIESA CHE NOI SOGNIAMO – Questo è il quesito: qual è la Chiesa che io sogno, voglio, desidero? È la Chiesa di Cristo descritta nelle pagine ispirate del Nuovo Testamento oppure è la Chiesa di Franco e di Gianni, di Arrigo, di Pinco Palla …? Dunque, una Chiesa creata a mia immagine e somiglianza, una Chiesa che tenga conto delle mie necessità, che giustifichi il mio modo di fare, che mi giustifichi perché io sono io?

UNA CHIESA CHE NON CI SEPARI DALL’AMORE DI CRISTO – Non è specificato nei resoconti dei quotidiani, ma durante l’omelia funebre don Carrega deve aver citato l’apostolo Paolo (Romani 8:35). Ha fatto bene don Carrega a citare l’apostolo Paolo ma ha sbagliato nell’applicare il brano all’omosessualità, che è fonte di divisione / separazione da Dio al pari di altri peccati (1Corinzi 6:9-10). Si noti quanto Paolo dice a proposito dell’omosessualità all’inizio di Romani (1:26-32): «Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura; similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento. Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balìa della loro mente perversa sì che facessero ciò che è sconveniente; ricolmi di ogni ingiustizia, malvagità, cupidigia, malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di contesa, di frode, di malignità; calunniatori, maldicenti, abominevoli a Dio, insolenti, superbi, vanagloriosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza affetti naturali, spietati. Essi, pur conoscendo che secondo i decreti di Dio quelli che fanno tali cose sono degni di morte, non soltanto le fanno, ma anche approvano chi le commette». Esemplare il seguente brano di Isaia 59:1-2 circa la separazione da Dio a causa del peccato: «ecco, la mano del Signore non è troppo corta per salvare, né il suo orecchio troppo duro per udire; ma le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere la faccia da voi, per non darvi più ascolto».

L’OSTINAZIONE DEL VERO CRISTIANO è:

non vivere nel peccato, quello vero, quello non definito dagli uomini ma soltanto da Dio («il peccato è la violazione della legge»: 1Giovanni 3:4),

non dire soltanto “Signore, “Signore”, quasi fosse soltanto un flatus voci (emissione di suono) senza alcuna conseguenza;

fare la volontà di Dio («non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli»: Matteo 7:21), secondo l’autorità di Cristo  («qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù ringraziando Dio Padre per mezzo di lui»: Colossesi 3:17).

BUSSARE ALLA PORTA DEL DIO MISERICORDIOSO – Nel Nuovo Testamento in varie istanze ci viene chiesto di bussare per entrare nel Regno di Dio («Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto»: (Matteo 7:7) «perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa» (Matteo 7:8; ); addirittura, è il Cristo che bussa alla nostra porta per stabilire la Sua comunione («Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me» (Apocalisse 3:20). È palese che l’attitudine nel bussare non è quella di stabilire la nostra volontà e autorità, ma quella del Padre, come fece il Signore Gesù nel Getsemani (Matteo 26:39,42). Il concetto non è: “Signore, accettami per come sono”, ma piuttosto “Signore, accettami perché mi sono ravveduto e desidero vivere secondo la Tua Parola”. È il riconoscersi umili e peccatori davanti al Signore, senza pretese, con l’unico vero desiderio di fare la Sua volontà, di seguire la Sua Parola. Che cosa dobbiamo fare per compiacere il Dio misericordioso, per essere salvati? La risposta è in Atti 2:37-38; 16:30. Il Dio della Bibbia vuole che tutti le creature umane siano salvate e giungano alla conoscenza della verità (1Timoteo 2:1ss). Infatti, nel cristianesimo, nessuno può vivere senza la verità, che è la Parola di Dio (Giovanni 17:17), nessuno può fare quel che gli pare perché l’uomo senza Dio, l’uomo carnale, è destinato a perire – quale che sia il suo pensiero (forma mentis) e modo di agire (modus operandi). Il credente in Cristo deve essere santificato per mezzo della verità (Giovanni 17:17).

 

Il quadro delineato al funerale di Franco Perrello è dunque paradisiaco, pacifico, risolutore dell’antichissimo conflitto tra omosessuali e Chiesa Cattolica Apostolica Romana: meglio di così non poteva andare. Si è voluto salvare capra e cavoli: da un lato, Franco e Gianni hanno visto la realizzazione di un sogno durato cinquantadue anni (quello di vedere riconosciuto dalla Chiesa Cattolica il proprio rapporto, il proprio amore, l’essere una famiglia al pari di quella eterosessuale); dall’altro, la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, sulla scorta della pressione mediatica di Papa Francesco, ha ribadito il proprio ruolo egemone nella vita spirituale dei cattolici, disciplinando le masse con metodi nuovi, più moderni, sfoderando non il bastone ma la carota e dando l’impressione di essere attenta oramai a qualunque esigenza la società odierna ponga: finalmente una Chiesa Cattolica “buona” e “adatta ai tempi”, una Chiesa Cattolica a cui – comunque e sempre – affidare e consegnare la propria sorte spirituale.

Così vanno le cose, in balia di uomini che fanno ora e domani disfanno (o viceversa), a proprio piacimento. Povera Chiesa Cattolica Apostolica Romana, poveri Franco e Gianni!

* * *

COLPO DI SCENA! FERMI TUTTI: RETROMARCIA! NON È VERO NIENTE! – Dopo una settimana dal funerale e dalle parole di don Carrega, scoppia il putiferio. L’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, quello che aveva inviato il proprio delegato ad officiare la liturgia funebre, afferma molto duramente quanto segue:

1) i funerali servono «non per fare comizi né, tanto meno, per dare occasione che i comizi li faccia qualcun altro» (allude alla parola data durante il funerale alla senatrice PD Magda Zanoni e all’assessore comunale alle Famiglie, Marco Giusta, ex presidente dell’Arcigay di Torino);

2) don Carrega «non ha detto quanto i giornali polemicamente hanno riportato, frasi di condanna della Chiesa, di necessità che chieda scusa o contro questo o quel rappresentante della gerarchia». L’arcivescovo bolla la questione come «una polemica in salsa rosa piccante»;

3) «Le regole non sono cambiate … Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia»;

4) da ultimo, la perla inaspettata, la carota dopo il bastone: l’arcivescovo Nosiglia dice tutto e il contrario di tutto per accontentare tutti – esattamente come sta facendo il Papa, creando un’enorme confusione e sbandamento nelle masse cattoliche, senza mai veramente toccare a fondo il problema del peccato biblico e del conseguente ravvedimento biblico: «A coloro che invece si sono rallegrati della apertura della Chiesa verso le persone omossessuali dico: la Chiesa di Torino continuerà a promuovere con saggezza ed equilibrio i suoi percorsi di accoglienza e di accompagnamento per le persone omossessuali che lo desiderano, ma anche per ogni altra persona che vive situazioni particolari di vita coniugale come sono i separati, conviventi, divorziati e divorziati risposati e tante famiglie e singoli che subiscono condizioni di povertà o ingiuste disuguaglianze sul piano sociale, per non escludere nessuno e sostenere tutti sulla via del Vangelo, all’incontro con il Signore, e sperimentare la tenerezza materna della Chiesa, a cui ci ha invitato con forza papa Francesco nella sua visita tra noi». In pratica, qualcuno ha capito alcunché del concetto di «percorsi di accoglienza e di accompagnamento per le persone omosessuali che lo desiderano» e per tutti gli altri menzionati?

LA REAZIONE FURIBONDA DI GIANNI REINETTI – A questo punto, il buon Gianni, vistosi turlupinato da un evidente scherzo da prete, s’imbufalisce e fa sapere quanto segue:

1) «L’arcivescovo dovrebbe soltanto vergognarsi. Mi spiace dover dire questo, perché sono un cristiano, un credente, ma la mia fede, così come quella di Franco, è sempre stata lontana da ipocrisie … C’erano un centinaio di persone presenti che hanno sentito quelle affermazioni e possono testimoniarle»;

2) «In cinquantadue anni di vita assieme ci siamo sempre sentiti una famiglia»;

3) «Quando sono andato a parlare con il parroco di Santa Rita, don Lello Birolo, per il funerale, mi sono sentito dire: “non posso celebrare il rito per una persona che si trovava in una condizione di contrarietà con gli insegnamenti della Chiesa”». Dopo le proteste di Gianni, si è giunti al seguente compromesso: «Avrebbe celebrato il rito a patto che non ci fossero state contestazioni» (poi però si è virato su don Carrega);

4) Don Carrega ha pronunciato le frasi incriminate, altro che no! «Dette, sono state dette … Mi avevano talmente colpito che dopo la cerimonia ero andata a ringraziare don Carrega», ha confermato la senatrice PD Magda Zenoni.

MORALE DELLA FAVOLA – Il libro dei Giudici si chiude con questa triste frase: «in quel tempo, non c’era re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio» (21:25). Pare di vedere la situazione del cattolicesimo odierno, che è allo sbando: chiunque pensa e fa quel che gli pare perché ha l’avallo del mondo che lo circonda. Anche il Papa fa parte di questo mondo, anzi ne è uno dei maggiori promotori. Tuttavia, sembra paradossale ma bisogna ammettere che, storicamente parlando, questa è la vera forza del cattolicesimo: consentire ai cattolici di fare quello che vogliono e, nello stesso tempo, adattarsi (come un camaleonte) secondo i tempi e i modi ai dettami e alle esigenze della gran massa. Ciò che effettivamente sorprende è il modo alternativo proposto da Papa Francesco per muoversi lungo queste direttrici. Si sa che c’è contestazione in Vaticano, e non solo. I gruppi più conservatori del cattolicesimo non sono contenti di questo Papa. Come che sia, la gente comune fa quello che più le garba.

In realtà, a ben guardare, questa storia (non si sa se ridere o piangere al riguardo) non mostra due mondi distinti, in contrasto: quello di Franco e Gianni, e quello della Chiesa Cattolica, ma un mondo unico, caratterizzato dal più totale disprezzo per la Parola di Dio, per la Bibbia.

Franco e Gianni volevano essere «cristiani, credenti, con una fede scevra da ipocrisia». In realtà, la loro era (è) una fede senza Dio e senza la Bibbia. Siamo abituati a volere la moglie ubriaca e la botte piena. Amo Dio ma ho l’amante (e la moglie); amo Dio ma convivo pur non essendo sposato; amo Dio ma sono legato ad una persona del mio stesso sesso … Bisogna scegliere Dio o il mondo, con le sue divinità (neppure troppo nascoste). Giosuè pose gli Ebrei davanti al fatto compiuto: «Dunque temete il Signore e servitelo con integrità e fedeltà; togliete via gli dèi ai quali i vostri padri servirono di là dal fiume e in Egitto, e servite il Signore. E se vi sembra sbagliato servire il Signore, scegliete oggi chi volete servire: o gli dèi che i vostri padri servirono di là dal fiume o gli dèi degli Amorei, nel paese dei quali abitate; quanto a me e alla casa mia, serviremo il Signore» (Giosuè 24:14-15). Dopo Giosuè sorsero i Giudici d’Israele, ma, alla fine, come abbiamo già visto sopra, ciascuno faceva quello che gli pareva meglio.

La Chiesa Cattolica ha una responsabilità enorme per l’ignoranza biblica in cui ha tenuto da sempre i propri fedeli. I suoi rappresentanti ne renderanno conto dinnanzi a Cristo nel giorno del giudizio. La vita della Chiesa Cattolica è una vita senza il Dio della Bibbia, senza il Cristo del Nuovo Testamento, senza lo Spirito Santo che ci ha dato la Sua Parola. La Chiesa Cattolica fa e disfà con una leggerezza spaventosa. In questa triste storia, chi ha ragione? Gianni Reinetti, Don Carrega, l’arcivescovo di Torino oppure il Papa, che in tutte le questioni è sempre in filigrana, in sottofondo? Qualcuno di loro si è mai chiesto che cosa insegni la Bibbia circa l’omosessualità e che cosa, conseguentemente, essi hanno il dovere morale e religioso di dire ai cattolici – visto che pretendono di essere seguiti come maestri e mediatori della grazia di Dio? Si sta giocando con il fuoco, con l’anima altrui. Attenzione!

Circa Israele, Osea riportava così la voce di Dio: «Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza. Poiché tu hai rifiutato la conoscenza, anch’io rifiuterò di averti come mio sacerdote; poiché tu hai dimenticato la legge del tuo Dio, anch’io dimenticherò i tuoi figli» (Osea 4:6).

Anche oggi i cosiddetti “cristiani” possono perire per mancanza di conoscenza biblica. Anche oggi i cosiddetti “cristiani” possono rifiutare la conoscenza per seguire la massa e capi umani. Non facciamoci ingannare dalla propaganda.

Arrigo Corazza