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LE SCUSE DEL PAPA AI VALDESI

27 giugno 2015

 

Il 22 giugno 2015, a Torino, il Papa, in città per l’ostensione della Sindone, ha dato un altro saggio della sua abilità di comunicatore. Si è recato al Tempio Valdese scusandosi con quei credenti per le malefatte commesse contro di loro dai cattolici nell’arco di otto secoli. Papa Francesco, dopo 841 anni dalla nascita del movimento dei “poveri di Lione” per opera del mercante Valdo, e 831 anni dalle accuse di eresia e dalla scomunica / anatema perenne di Papa Lucio III (Ad abolendam), si è presentato quale primo Papa a rendere omaggio agli eroici sacrifici dei Valdesi (nel frattempo diventati parte non più di un movimento, ma di una chiesa che ha aderito alla Riforma protestante).

Papa Wojtyla, celebre per il vezzo di chiedere scusa a destra e a manca per le solite nefandezze compiute dai cattolici, non fece altrettanto, pur essendo andato a Torino in pellegrinaggio per ben quattro volte.

Peraltro, nello scusarsi pubblicamente Papa Francesco ha usato parole grosse. A suo dire i cattolici fecero uso di metodi “non cristiani, persino non umani” (sic!). Tali metodi hanno portato a villaggi incendiati, stragi collettive, imprigionamenti, deportazioni, conversioni forzate, torture e roghi … Insomma: un vero e proprio macello, perpetrato per ottocento anni in modo quasi scientifico dai presunti detentori della verità di Cristo. Nondimeno, per la gente, le scuse del Papa (che ormai non suscitano più tanto scalpore) hanno l’unico effetto di evidenziare il supposto volto “nuovo” della Chiesa Cattolica e la profonda umanità e bontà di chi la guida … Ovviamente, nel mare magnum della grave ignoranza che vige in Italia circa la Bibbia e la storia (soprattutto quella religiosa), pochi si chiedono:

1) perché mai il Papa si fermi sempre al principio di un’opera buona e non vada mai sino in fondo, confessando che è il Capo di un’organizzazione che ha dimostrato, storicamente, tutta la sua avversione alla Parola di Dio e tutta la simpatia per il potere politico;

2) secondo quale autorità Lucio III ha emesso la bolla Ad abolendam per stroncare il neonato movimento dei Valdesi;

3) come possa Papa Francesco sconfessare l’operato (“anatema perpetuo”) di Lucio III, visto che per definizione (Concilio Vaticano I) i Papi sono infallibili.

A ben vedere, qui non si tratta di cosettine da quattro soldi, ma di realtà assai serie, che hanno riguardato la vita e la morte di migliaia di disgraziati nel corso di otto secoli.

Dunque, il Papa chiede ancora scusa (recentemente aveva fatto lo stesso con i Pentecostali, pure loro – poveretti – caduti in passato nelle grinfie dei preti. Nell’occasione erano convenuti pastori pentecostali da tutto il mondo. Chissà perché un pastore pentecostale dovrebbe mai partire dall’altra parte del mondo per sentire il Papa che gli chiede scusa e per conoscerlo. Mah!).

L’episodio non sorprende più di tanto (siamo abituati), anche se irrita assai constatare che pochi mettono davvero in discussione un certo modus operandi del Papa, il quale può fare impunemente tutto e il contrario di tutto. Non si sa mai che cosa il Papa dirà (rispetto al passato, al presente e al futuro …).

Chi conosce la Parola di Dio sa che io non posso ravvedermi al posto di un altro (pensate un po’ che cosa accadrebbe se ciò fosse consentito dalla Bibbia!), sa che ciascuno è responsabile dei propri errori. Peraltro, se il Papa si ravvede di peccati commessi da altri Papi e cattolici, allora sconfessa de facto il loro modo di fare basato su un’autorità che egli rappresenta oggi al massimo grado (Vicario di Cristo).

Stupisce, al contrario, che nessuno dei Valdesi gli abbia – anche timidamente – chiesto il perché di tanta violenza, la ragione per la conclamata superiorità della Chiesa Cattolica Apostolica Romana su qualunque altra forma di espressione religiosa nel nostro povero e martoriato Paese. Insomma: domandine di questo tipo, neanche troppo cattive, per rispondere alle quali non occorre certo essere “teologi”. Peraltro, si dice che i Valdesi abbiano prodotto in Italia gli unici “teologi” alternativi a quelli cattolici …

Invece infastidisce, e non poco, che tanto il Pastore Paolo Ribet quanto il moderatore della Tavola Valdese, Eugenio Bernardini, entrambi emozionatissimi, si siano spinti a chiamare Papa Francesco così: “fratello”, “caro fratello Francesco”, “caro Papa Francesco”, “caro fratello in Cristo”. Questa è veramente grossa! I poveri martiri valdesi si saranno rivoltati nella tomba. Chiediamoci perché due eminenti personalità del mondo valdese abbiano raggiunto una tale aberrazione storica, morale e soprattutto biblica. Il Signore Gesù disse: «Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica» (Luca 8:21). Evidentemente, i signori Ribet e Bernardini hanno riconosciuto una o tutte e due le seguenti possibilità:

1) il comportamento dei Papi del cattolicesimo romano corrisponde al dettato biblico;

2) per loro la Bibbia non vale un fico secco e conta soltanto avere buoni rapporti con i preti.

Alla faccia di chi è morto per rispettare il Vangelo.

Arrigo Corazza