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SOMMARIO

Introduzione

Interpretazione dell’A.T. all’interno dell’A.T. stesso

Interpretazione dell’A.T. all’interno del N.T.

Conclusione

 

INTRODUZIONE

In questa lezione ci soffermeremo su due importanti argomenti: il primo relativo all’interpretazione che l’A.T. dà di alcuni brani dell’A.T. stesso (in altre parole, cercheremo di capire come alcuni autori sacri dell’Antico Patto abbiano considerato gli scritti di coloro che li avevano preceduti); il secondo riguarderà la spiegazione che gli autori del Nuovo Patto o Testamento hanno dato di brani dell’Antico Patto.

Questi due approfondimenti, specialmente il secondo, ci illustreranno con chiarezza tanto la logica seguita dallo Spirito di Dio all’interno di ciascuno Patto, quanto il rapporto esistente tra Antico e Nuovo Patto. Come il N.T. non può fare a meno dell’A.T., così l’esegesi del N.T. dipende in larga misura da quella dell’A.T. Ciò dimostra non solo l’unità d’intenti tra Antico e Nuovo Patto, ma anche lo sviluppo del piano di salvezza voluto da Dio Padre in Gesù. Di conseguenza, saremo in grado di apprezzare pienamente la progressione, nella Bibbia, dell’intendimento divino circa la salvezza in Cristo.

È di fondamentale importanza, ai fini dell’interpretazione biblica, capire questo fatto, questo progresso, questa scansione temporale (cronologica) e religiosa della Bibbia stessa. In caso contrario si corre il pericolo di commettere grossolani errori di comprensione e applicazione spirituale, mischiando due realtà (da un lato, Israele e l’Antico Patto, dall’altro la Chiesa e il Nuovo Patto) ben distinte tra loro. Da un punto di vista spirituale, occorre dire che l’Antico Patto ha trovato il suo adempimento definitivo in Gesù, venuto per compiere la legge e portare a termine la straordinaria esperienza d’Israele (Mt 5:17; Gal 4:4-5; 3:28; Rm 10:4). Oggi noi non siamo più soggetti all’Antico Patto, ma viviamo – mediante la fede in Cristo quale Signore e Figlio di Dio – nel Nuovo Patto fondato sul sangue, sulla carità e verità portate da Gesù stesso (Gv 1:17). Per i cristiani il Nuovo Patto inaugurato da Cristo durerà sino alla fine di questo mondo (Mt 28:18-20), prima di sfociare nell’eternità di Dio e con Dio. L’interpretazione che la Bibbia offre di se stessa nella sua interezza (Antico e Nuovo Patto o Testamento) ci fa comprendere proprio questo fatto.

 

INTERPRETAZIONE DELL’A.T. ALL’INTERNO DELL’A.T.

Presso gli Ebrei più devoti, le profezie erano solitamente assai considerate – sia dalla generazione alla quale erano rivolte, sia da quelle seguenti. Gli esempi che seguono illustreranno adeguatamente questo concetto.

  • La profezia/maledizione di Giosuè sulla futura rifondazione di Gerico distrutta dagli Israeliti al momento del loro ingresso nella Terra Promessa (Gs 6:26). Dopo molti secoli (verosimilmente dai sei ai quattro, secondo le due possibili cronologie dell’opera di Giosuè: XV o XIII secolo a.C.), l’adempimento ricorre in 1Re 16:34, all’epoca di Acab, re d’Israele (circa metà del IX secolo a.C.).
  • L’anonimo autore di 1Re conosceva la profezia di Giosuè e ne vide il compimento nella persona e nel comportamento di un tale Chiel di Betel, che, assai probabilmente, in occasione della rifondazione di Gerico, secondo le consuetudini cananee (i cosiddetti “sacrifici di fondazione”) immolò tanto il primogenito quanto il più giovane dei suoi figli per ingraziarsi le divinità.
  • Il vaticinio di un anonimo «uomo di Dio» contro il sommo sacerdote Eli e la sua famiglia (1Sam 2:27-36). Dopo circa un secolo e mezzo, l’adempimento ricorre in 1Re 2:27, al tempo del re Salomone (970-931 a.C.).
  • «Così Salomone destituì Abiatar dalle funzioni di sacerdote del Signore, adempiendo in tal modo la parola che il Signore aveva pronunziata contro la casa di Eli a Silo» (1Re 2:27).
  • Secondo l’autore di 1Re, l’oracolo dell’«uomo di Dio» era, in realtà, l’oracolo del Signore, che conosce la storia umana e la controlla, pur lasciando alla creatura umana la libertà di comportarsi come ritiene; tuttavia, Dio è vindice della Sua giustizia e verità.
  • Noè, Daniele e Giobbe additati come esempi di giustizia da un autore posteriore quale Ezechiele (14:14-20).

 

INTERPRETAZIONE DELL’A.T. ALL’INTERNO DEL N.T.

Il N.T. è profondamente radicato nell’A.T. Prova ne sono le numerosissime citazioni dell’A.T. riportate nel N.T. E quando non si tratta di citazioni dirette, sorprende parimenti la ricchezza di allusioni (si pensi all’Apocalisse giovannea, che non cita mai direttamente l’A.T. ma vi allude in continuazione, nella misura di metà dei suoi versetti: sui circa 405 versetti dell’Apocalisse, ben 278 si riferirebbero all’A.T., in specie a Daniele, Ezechiele, Zaccaria, Isaia e Salmi).

  • Di là da questo fatto ben noto (il N.T. radicato nell’A.T.), per il nostro studio è di straordinaria importanza notare le interpretazioni che gli autori neotestamentari hanno dato di brani anticotestamentari, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto tipologico (vedi sotto al punto 2) di talune realtà dell’A.T.
  • Nel N.T. ricorrono – spiegate e applicate al cristianesimo nascente – diverse profezie dell’A.T.
  • Un buon esempio in tal senso è dato dal vangelo di Matteo, che, certamente tra gli altri scopi, ha anche quello d’informare il lettore d’estrazione giudaica del compimento in Gesù di Nazareth, detto il Cristo, di molte profezie anticotestamentarie. In pratica, Matteo interpreta gli avvenimenti decisivi della vita di Gesù facendo perno su profezie anticotestamentarie, introducendole con formule quali: «Tutto ciò avvenne affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta» (Mt 1:22); «poiché così è stato scritto per mezzo del profeta» (Mt 2:6). Vedi, inoltre, Mt 2:15,17,23; 4:14; 8:17; 13:35; 21:4; 27:9.
  • L’autore della lettera agli Ebrei fa larghissimo uso dell’A.T. allo scopo di dimostrare la funzione sacerdotale di Gesù Cristo, «sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec» (Eb 5:6; 7:17) e non secondo l’ordine levitico, previsto dalla legge mosaica (Nm 3:5-13; 4:1-49, Dt 33:8-11; cfr. anche 1Cro 15:2). Non capiremmo il riferimento a Melchisedec se non avessimo l’A.T. che ce ne parla (Gn 14:18-20; Sal 110:4).
  • Quanto all’aspetto tipologico sopra introdotto, si tratta di una vera e propria peculiarità dell’interpretazione, da parte di autori del N.T., di alcuni avvenimenti o persone presenti nell’A.T. Per tipo s’intende una figura impiegata nell’A.T. per rappresentare una realtà a venire nel N.T. – dunque nel piano di salvezza ordito da Dio e realizzato in Cristo Gesù nella «pienezza dei tempi» (Gal 4:4). I corrispettivi adempimenti nel N.T. dei tipi dell’A.T. si definiscono antìtipi (cfr. il greco antìtypos in 1Pt 3:21 ed Eb 9:24. Antìtypos significa “copia esatta”, “figura”, “corrispettivo”, “immagine”, “riproduzione”. Secondo il Grande Dizionario della Lingua Italiana, a cura di S. Battaglia, UTET, Torino, l’antìtipo è «fatto od oggetto profeticamente adombrato da un avvenimento anteriore detto tipo»). È della massima importanza, ai fini di una corretta esegesi biblica, lasciare che sia il N.T. ad identificare con sicurezza, e definitivamente, i tipi dell’A.T. Nella tipologia anticotestamentaria ricorrono persone, cose, istituzioni, eventi e comportamenti.
  • Persone

– Adamo (Gn 1-3; 1Cor 15:21-22,45; Rm 5:14).

– Melchisedec (Gn 14:18-20; Sal 110:4; Eb 5:6,10; 6:20; capitolo 7).

– Giona (2Re 14:25; Gn 1-4; Matteo 12:39-41; 16:4; Lc 11:29,30,32).

  • Cose

– Serpente di bronzo (Nm 21:8-9; 2Re 18:4; Gv 3:14).

  • Istituzioni ebraiche

– Sacrifici (Lv 1-7; Eb 9:24-26; 10:12).

– Feste (la Pasqua; Es 12:11; 1Cor 5:7).

  • Eventi

– Noè e il diluvio (Gn 6-8; 1Pt 3:18-22).

  • Comportamenti

–Abramo: fede (Gn 15:6; Gal 3:6; Rm 4:3), ubbidienza e sacrificio del proprio figlio Isacco (Gn 22; Gv 3:16; 1Gv 4:9-10; Eb 11:8-19; Gc 2:21-24).

 

CONCLUSIONE

Gli Israeliti devoti avevano un evidente rispetto per la loro tradizione scritta, per la Parola di Dio, facendone oggetto di uno studio profondo e proficuo. Il filo logico delle profezie, seguito all’interno dell’A.T. dagli autori sacri mossi dallo Spirito Santo, è una “prova” (non in senso “scientifico”, beninteso) dell’ispirazione delle Scritture. Per comprendere l’A.T. dal suo interno, non si può fare a meno di tutto l’A.T. visto nella sua unità.

I primi cristiani ebbero un profondo rispetto per l’A.T. perché esso parlava del Messia, annunziandolo con molti secoli di anticipo. Nell’A.T. i discepoli di Cristo videro la presenza di Gesù (1Cor 10:4), manifestata anche mediante una tipologia definita.

Ciò vuol dire che il N.T. non può essere compreso senza l’A.T., e viceversa.

Riconoscere questo fatto significa aver fatto un notevole passo avanti nella corretta esegesi della Bibbia. Il filo logico e spirituale, che lega in modo indissolubile i due Testamenti, è di primaria importanza ai fini dell’interpretazione del N.T. e della Bibbia nel suo complesso. Per il credente, si tratta di un’ulteriore dimostrazione del carattere ispirato delle Sacre Scritture. Dalla Genesi all’Apocalisse, il messaggio si snoda focalizzandosi sulla salvezza dei peccatori mediante l’intervento straordinario (“grazia”) di Dio in Gesù Cristo, il Signore. In lui, e solo in lui, tutto trova compimento e spiegazione, a gloria di Dio Padre, benedetto in eterno.

 

Arrigo Corazza