LO STRATAGEMMA DELL’ECUMENISMO CATTOLICO

LA VERA UNITÀ DELLA FEDE. UN ESAME DI EFESINI 4:4-6
30 Settembre 2021
IL BENE E IL MALE. SCELTE RESPONSABILI
30 Settembre 2021
Mostra tutto

LO STRATAGEMMA DELL’ECUMENISMO CATTOLICO

30 settembre 2021

 

L’ecumenismo è un movimento che promuove l’unità dei “cristiani” di ogni confessione (in senso stretto, è nato in ambito protestante a Edimburgo nel 1910). La Chiesa cattolica, dopo un non breve periodo di approcci lenti e cauti, ha fatto cadere le sue principali riserve col concilio Vaticano II (1962-65). Ma il massiccio proposito ecumenico si fonda su piedi di argilla: nonostante dialoghi, sforzi, compromessi, riconoscimenti reciproci e qualche piccola rinuncia, nessuno (né i cattolici romani né quelli ortodossi, né gli anglicani, né alcun gruppo evangelico-protestante, né le religioni non cristiane) è mai stato ufficialmente e seriamente intenzionato a cedere sui pilastri dei propri credi che cozzano coi pilastri altrui, né, tantomeno, a rivedere alla radice quelle dottrine che, lungi dall’essere scaturite dalla Parola di Dio, sono piuttosto il portato di tradizioni storico-teologiche.

La Chiesa Cattolica Romana, in particolare, non ha mai inteso rinunciare al proprio ruolo di unica ed infallibile guida dell’umanità. Nonostante l’ammissione della possibilità di una presenza di spiragli di luce divina altrove, essa non ha mai cessato di reputarsi l’unica e vera arca di Noè, per così dire, del genere umano. Dunque, a parte gli incontri, le dichiarazioni d’intesa, le parole di stima e le collaborazioni con altre religioni e confessioni, la Curia romana non ha mai concretamente pensato di mettersi in discussione nella propria più profonda struttura e identità.

Nello stesso Catechismo degli adulti della Conferenza Episcopale Italiana (La verità vi farà liberi, Roma 1995), se da una parte si parla dell’ecumenismo come di «un movimento in sicura crescita», dall’altra si afferma anche che «l’unità autentica si raggiunge solo nella verità» e che, a questo proposito, solo e unicamente la Chiesa cattolica «nella fede non ha mai errato e non può errare» (paragrafi 460ss). Ne consegue che, sebbene in tutti vi possa essere qualcosa da valorizzare ed imitare, secondo la Chiesa cattolica romana è solo nel proprio seno che si può pienamente trovare quella verità la quale – come dice il titolo del Catechismo, riecheggiando il passo evangelico di Gv 8:32 – ci può rendere liberi dal peccato e dalla pena eterna.

Nessuna giustificata sorpresa, dunque, se nel 2000 (anno dell’ultimo Giubileo) l’influente cardinale Ratzinger, con l’appoggio di papa Wojtyla, ha pubblicamente ribadito ed esplicitato talune convinzioni, con dichiarazioni tali da dover aprire gli occhi anche ai ciechi (ossia a coloro che, fino ad oggi, si sono fatti abbagliare dalle ingannevoli parvenze ecumeniche). Ciò non sorprende perché la Chiesa di Roma non ha mai ceduto su alcuno dei punti più controversi e più contrastanti con la Bibbia (quelli, d’altronde, che spinsero alla rivolta protestante nel Cinquecento): vedi, ad esempio, le indulgenze con il correlato Purgatorio (dottrine rilanciate ed enfatizzate nuovamente in grande stile dal Giubileo del 2000), la venerazione a Maria e ai santi cattolici (una vera e propria mania di Wojtyla, mariano e beatificatore instancabile), il primato del Papa, il ruolo del clero, la transustanziazione e via dicendo.

Ecco allora perché si può parlare di stratagemma: da un lato ci si pone allo stesso tavolo, ma dall’altro si vuole occupare il trono, dando agli altri una misera sedia. Da una parte si afferma la potenziale salvezza anche di chi non faccia visibilmente parte della Chiesa cattolica romana, ma dall’altra si dice che, se un non cattolico si salverà, ciò sarà solo in grazia di una sua mistica e inconsapevole unione con l’efficacia redentrice che il Signore ha posto solo nell’ambito della Chiesa di Roma.

Così, adattandosi camaleonticamente ai tempi (perdita del potere temporale, tolleranza, pluralismo, multiculturalità …), la Chiesa Cattolica Romana fa vedere quanto è buona e disponibile, ma continua a sostenere: «Se ti salvi è solo tramite me, per il potere conferitomi da Dio!». Ciò conferma quanto abbiamo detto: l’ecumenismo è un’illusione, e la gerarchia cattolica lo sa bene, solo che vuole sfruttarlo a livello di “immagine”, politicamente, e, prospettando un dialogo per l’unità, si esibisce, di fatto (non facciamoci ingannare dalle apparenze), in un monologo in vista di un’assimilazione.

 

Valerio Marchi (2004)