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MARANATHA μαραναθα מרנאתא

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«Se qualcuno non ama il Signore, sia anatema. Maranatha» (1Cor 16:22)

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Maranatha è un termine aramaico מרנאתא penetrato tale e quale nella tradizione del cristianesimo neotestamentario. Ricorre soltanto in 1Cor 16:22. Paolo non lo traduce in greco, ma si limita a traslitterarlo μαραναθα, segno che esso era già entrato nell’uso comune dei cristiani (vedi, ad esempio, l’ebraico amen, “così è”, “in verità”, che di solito noi non traduciamo più in italiano).

Ora, visto che i manoscritti greci del N.T. non recano segni d’interpunzione e spazi, maranatha μαραναθα è suscettibile di essere diviso in due modi: maràna thà,  maran athà. Vediamo i due diversi significati.

 

1) “IL NOSTRO SIGNORE È VENUTO!”

maran athà (μαρὰν ἀθά, מָרַן אֲתָא), “il (nostro) Signore è venuto”.

In questo caso si attesta la fede nell’incarnazione della Parola di Dio nella storia umana, della sua presenza (parousìa) tra di noi quale Emmanuele, “Dio con noi” («La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele, che tradotto vuol dire: “Dio con noi”» (Mt 1:23; cfr. anche 28:20).

 

2) “SIGNORE NOSTRO, VIENI!”

maràna thà (μαράνα θά, מָרַנָא תָא), “Signore nostro, vieni!”.

«Colui che attesta queste cose, dice: “Sì, vengo presto!” Amen! Vieni, Signore Gesù!”» (Rev. 22:20).

In questo caso si invoca il ritorno finale (parousìa) del Signore a chiudere il corso della storia umana, iniziato con la creazione ad opera di Gesù, la Parola di Dio (Gv 1:1ss; Gn 1:1ss).

 

In entrambi i casi, abbiamo a che fare con due profondissime attestazioni di fede da parte dei cristiani del N.T. circa il ruolo cosmico di Gesù. La sua incarnazione nella pienezza dei tempi (Gal 4:4) è preludio della fine di questo mondo nell’ultimo giorno (Mt 24:36). Infatti, secondo Paolo (Ef 1:10), il cosmo intero è ricapitolato, riassunto, compendiato (anakephalaiòsasthai) in Gesù.

 

Arrigo Corazza