28 marzo 2016
I cristiani sono persone “rigenerate” in Cristo, nate di nuovo, che hanno svestito l’uomo vecchio, l’uomo del peccato, per rivestirsi di Cristo e camminare in novità di vita. Forse quelli del mondo non sanno che i cristiani sono gente diversa da loro, ed è proprio per sovvenire a tale ignoranza che i figli di Dio non dovrebbero evitare di dimostrarlo, con le parole e soprattutto con i fatti. Nuove creature, appunto, vuol dire diversi, migliori di prima, guidati non dall’istinto o dalla sapienza umana, ma diretti da Dio e orientati dalla Sua Parola. Quanta gente, se potesse tornare indietro, se potesse scegliere la propria vita, se potesse cioè “nascere” una seconda volta, quante cose farebbe in modo diverso, o le eviterebbe oppure le rifarebbe con maggior vigore? Se si consentisse all’uomo di ripercorrere il proprio cammino, quanti errori non farebbe più, quante esperienze “amare” si risparmierebbe, quanta diffidenza per le persone e le istituzioni accumulerebbe, “se rinascesse”?
Il cristiano ha avuto da Dio questa concessione, proprio di rinascere a vita nuova, come una nuova creatura. E i cristiani lo sanno, di essere nuove creature, o almeno dovrebbero saperlo e non dimenticarsene mai. Accade invece che vivono e pensano e sognano proprio come facevano prima.
Commettono gli stessi errori, ripetono i medesimi peccati, dimostrando due cose: 1) di non essere affatto morti al peccato e alle cose del mondo come avevano solennemente promesso al momento della loro adesione a Cristo; 2) di non essere nemmeno risuscitati con Cristo, come avevano sperato o preteso.
Una “nuova creatura” è uno che ha mutato radicalmente affetti ed interessi, che non fa più quello che vorrebbe lui (Galati 5:17) ma si adegua, si adatta, si conforma e si allinea con quello che gli dice Cristo. In ogni cosa, in ogni parola e in ogni azione. «Qualunque cosa facciate, in parola o in opera, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù» (Colossesi 3:17). Qualunque cosa significa ogni discorso, ogni azione, ogni dottrina, ogni progetto e ogni intenzione; significa camminare secondo le direttive di Cristo.
Perché? Per la semplice ragione che Cristo ci ha comprati, e quindi siamo Sua proprietà. Ci ha riscattati da una schiavitù, quella del peccato, per adibirci al Suo servizio. Si tratta di un servizio di volontariato, che abbiamo scelto noi di fare, quando abbiamo “confessato” il nome del Signore, quando cioè abbiamo detto: «Guidaci tu; nelle tue mani rimettiamo la nostra vita, alla tua cura noi affidiamo le anime nostre». Non ce l’ha imposta Lui, la nostra militanza, non ci ha minimamente obbligati a credere. «Se uno vuol venire dietro a me …» (Matteo 16:24). Se vogliamo andare dietro a Lui, facciamolo seriamente, completamente e definitivamente.
«Non chiunque mi dice Signore, Signore …» è un invito a ragionare, a riflettere e a ricordare che Gesù non sta al nostro servizio assecondando gli umori e le stranezze nostre, non gioca al cristianesimo con noi. Non subisce i nostri fatti-compiuti, né i nostri scavalcamenti. Egli è il Signore, che fa e disfà come a Lui piace. A noi, se sapremo metterci ordinatamente al Suo servizio per tutto il tempo che vivremo, toccherà la corona promessa.
Alessandro Corazza (1978)