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SETE E FAME DI DIO

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«Al direttore del coro. Cantico dei figli di Core.

Come la cerva desidera i corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. L’anima mia è assetata di Dio, del Dio vivente; quando verrò e comparirò in presenza di Dio?» (Sal 42:1-2).

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«Salmo di Davide, quand’era nel deserto di Giuda.

O Dio, tu sei il mio Dio, io ti cerco dall’alba; di te è assetata l’anima mia, a te anela il mio corpo languente in arida terra, senz’acqua. Così ti ho contemplato nel santuario, per veder la tua forza e la tua gloria. Poiché la tua bontà vale più della vita, le mie labbra ti loderanno. Così ti benedirò finché io viva, e alzerò le mani invocando il tuo nome. L’anima mia sarà saziata come di midollo e di grasso, e la mia bocca ti loderà con labbra gioiose. Di te mi ricordo nel mio letto, a te penso nelle veglie notturne. Poiché tu sei stato il mio aiuto, io esulto all’ombra delle tue ali. L’anima mia si lega a te per seguirti; la tua destra mi sostiene. Ma quanti cercano la rovina dell’anima mia, sprofonderanno nelle parti più basse della terra. Saranno dati in balìa della spada, saranno preda di sciacalli. Ma il re si rallegrerà in Dio; chiunque giura per lui si glorierà, perché ai bugiardi verrà chiusa la bocca» (Sal 63:1-11).

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Il desiderio di Dio deve essere l’oggetto principale della vita in Cristo. Il libro dei Salmi ci parla talvolta di questo bel desiderio. In tal senso, un capolavoro in stile poetico è il Sal 42:1-2: qui l’anima del fedele anela tanto al Signore, quanto la cerva sospira ai corsi d’acqua. Possiamo anche soffermarci brevemente sul più dettagliato Sal 63, ch’è un vero e proprio sfolgorante inno al desiderio umano di attingere il Signore; si tratta di undici versi colmi di amore e di passione (buona e spirituale) verso Dio. Per esprimere la sua speranza di appropriarsi appieno il Signore, l’autore sacro usa la tipologia della sete (vv. 2-4) e della fame (vv. 5-9). Chiude il carme la sezione compresa tra il verso 10 e il verso 11, rivolta al pensiero del giudizio di Dio Onnipotente.

La simbologia della sete e della fame è sicuramente di chiara comprensione, giacché appare adatta alla nostra natura fisica. Noi avvertiamo forti e prepotenti gli stimoli della sete e della fame. Se non soddisfacessimo questi richiami naturali del nostro fisico, allora non potremmo più vivere. Ebbene, soltanto chi proviene da luoghi in cui l’acqua scarseggia o in cui vige tanta povertà, può intendere tutta la portata delle affermazioni del Sal 63. Al contrario, noi “occidentali”, che viviamo nel benessere più completo, non siamo più in grado di sopportare lo spettacolo delle privazioni. Purtroppo, anche da un punto di vista spirituale, rischiamo di diventare – in questo mondo ricco e arrogante – aridi e troppo pieni di noi stessi per sentire, prepotente, lo stimolo della fame e della sete di Dio. Questa è davvero una grave disgrazia. Presentiamoci dunque affamati e assetati alla ricerca del Signore nostro, fonte di vita eterna e gioia assoluta.

 

Arrigo Corazza