ANCHE TU, PUTIN?/! E BRAVO PUTIN!

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ANCHE TU, PUTIN?/! E BRAVO PUTIN!

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«Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha amore più grande di quello di dar la sua vita per i suoi amici» (Gv 15:12-13).

 

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Le fonti storiche ci dicono come alle Idi di marzo (15 marzo 44 a.C.) Cesare, un uomo di circa 55 anni, alto, forte e robusto, ricevesse ventitré pugnalate (la seconda quella mortale) nella Curia di Pompeo (attuale Largo di Piazza Argentina, a Roma). Tra gli assalitori (forse una ventina) anche Marco Bruto, a lui caro. Fu allora che egli avrebbe emesso il celebre detto Tu quoque Brute, fili mi? / ! «Anche tu Bruto, figlio mio? / !» (in greco Kαὶ σὺ τέκνον? kaì sỳ téknon? / !).

Da allora queste parole «si ripetono talora (spesso nella forma abbreviata tu quoque?), in tono di amaro rimprovero o, anche, di scherzo e finta sorpresa, nel cogliere in fallo una persona che si riteneva irreprensibile, o nell’essere male ricambiati o abbandonati da persona da cui si attendeva amicizia e gratitudine» (Treccani).

 

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I mezzi di comunicazione hanno dato ampio risalto all’uso del Vangelo da parte del Presidente Putin durante un raduno / comizio (a metà tra le vecchie manifestazioni di stile totalitarista e il Super Bowl americano), tenuto il 18 marzo 2022 nello stadio di Mosca, di fronte ad ottantamila spettatori. C’è stata una vera e propria levata di scudi e si è parlato addirittura di “bestemmia”. Certo, chi si aspettava che un vecchio rappresentante del mondo sovietico si avventurasse a usare il Vangelo (Gv 15:12) parlando della guerra contro l’Ucraina? Anche lui, dunque, l’ultimo di una lunga lista? / !

Come detto, forse il passato di Putin (già tenente colonnello del KGB, il servizio segreto dell’URSS) ha spinto allo stupore generale. Difatti, per noi “occidentali”, avvezzi ormai al principio moderno dell’assoluta divisione tra potere politico e potere religioso, sembra strano che ci sia ancora chi possa proseguire su questa linea. Sappiamo, inoltre, quanto la Chiesa Ortodossa sia vicino al regime putiniano, al punto tale che il patriarca Kirill (75 anni), che ne è a capo, ha parlato di una guerra giusta in Ucraina perché vanno puniti modelli di vita peccaminosi e contrari alla tradizione cristiana come “il gay pride“.

In realtà, l’uso strumentale della religione in genere a fini politici è prassi antica, acclarata ormai dall’analisi storiografica (basta studiare qualche buon libro di storia per rendersene conto). Non c’è nulla di nuovo sotto il sole e Putin è solo l’ultimo furbastro a citare la Bibbia per scopi tutti suoi. La legge della propaganda vuole che, alla fin fine, tutto vada bene senza fare troppo gli smorfiosi (se ciò serve a portare fieno in cascina).

Una sana e corretta interpretazione di Gv 15:12-13 esclude in modo assoluto che esso possa fare da architrave all’unione tra i militari russi impegnati in un’invasione unilaterale. In Gv 15:12-13, il Signore Gesù usa il linguaggio della carità, Putin quello della violenza umana (certamente i suoi uomini non sono in Ucraina per un gesto d’amore …).

Per inciso, occorre dire che la guerra va condannata ogni volta. Da sempre l’uomo è quello che è: infido, prevaricatore, arrogante, volgare e pretenzioso, oltre che violentissimo in primo luogo. Non ci si può aspettare nulla di buono dall’uomo non convertito a Dio in Cristo Gesù.

Stravolgere il Vangelo, la Parola di Dio, per scopi diversi da quelli voluti dallo Spirito Santo e per tirare invece l’acqua al proprio mulino, è abitudine nota fin dagli esordi del cristianesimo stesso. L’apostolo Pietro fa notare che ciò avveniva anche agli scritti dell’apostolo Paolo (2Pt 3:15-16), che gli eretici piegavano a loro piacimento per raggiungere obiettivi unicamente propri (quali l’autorità e il dominio). Nel brano di Pietro citato il greco streblòo (solo qui in tutto il N.T.) originariamente reca con sé l’idea del “torturare”, “tormentare”, “volgere”, “torcere”. Come allora, anche oggi gli eretici stravolgono le Sacre Scritture in modo che ne risulti un senso errato, rendendole funzionali ai loro perversi disegni.

I politici hanno spesso manipolato il cristianesimo, a partire almeno da Costantino, un imperatore illirico (serbo) che visse tra il 280 circa e il 337 d.C. Semplificando al massimo le cose, si può correttamente affermare che fu proprio lui a cambiare totalmente il corso dei rapporti tra Stato e chiesa (diciamo così); sicché, da allora in poi, spesso il potere politico e quello religioso si sono stretti in un abbraccio mortale (cosa che non sarebbe mai dovuta accadere secondo l’ottica di Gesù: Mt 22:21).

Secondo la tradizione riportata (piuttosto confusa), Costantino avrebbe ricevuto in visione / sogno la rivelazione di un segno (abbreviazione del nome di Cristo; XR in greco) da incidere sul labaro (lo stendardo imperiale) il giorno della vittoria su Massenzio (il dies imperii, 28 ottobre 312): è il celeberrimo In Hoc Signo Vinces («in / con questo segno vincerai»).

Paradossalmente parrebbe che l’aspetto religioso abbia sempre esercitato un forte richiamo tra i militari in genere. In proposito si pensi all’importanza che esso aveva per i legionari di Roma, che costituirono il più temibile strumento bellico fino ai tempi moderni; il fatto di Costantino lo dimostra (ed è soltanto uno dei molti che si potrebbero citare per l’epoca romana). I soldati nazisti avevano ripreso e inciso sulla fibbia del cinturone Gott mit uns, “Dio con noi”, un motto di vecchissima data in ambito germanico e utilizzato anche nell’Impero russo.

I politici farebbero bene a lasciar perdere la Bibbia se la devono usare per giustificare i propri disegni. L’umanità ha già dato quanto a personaggi che si sono investiti di aspirazioni messianico-bibliche-salvifiche e a nazioni desiderose di dominare (in nome di Dio oppure no) altri paesi. Nessun brano del N.T. può mai giustificare la guerra tra gli uomini. Visto chi è l’uomo, noi ci dovremmo meravigliare piuttosto che dal maggio 1945 non ci siano state guerre in Europa fino all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia il 24 febbraio 2022. Peraltro, alla luce della sensibilità democratica che vige da quasi ottant’anni, non se ne può più di duci e ducetti, zar e zaretti, papi e papetti (che finiscono sistematicamente male).

Il tema di fondo, dunque, è l’uso strumentale e propagandistico della Bibbia. Esso dovrebbe essere rifiutato in toto. Soprattutto nella Chiesa di Cristo, che è il Regno di Dio, il Regno della libertà, della verità, non si dovrebbero più sopportare e supportare eretici e censori (i totalitaristi dello spirito) con i loro collaudati sistemi di potere. Fiancheggiarli equivale a tentare di abbattere la Chiesa di Cristo locale (non certo la Chiesa di Cristo del N.T. che non morirà mai: Mt 16:18ss). Chi cerca di guastare il tempio di Dio (la Chiesa), sarà da Dio guastato (1Cor 3:17). Qui l’apostolo Paolo usa il verbo phthèiro, “recare danno”, “distruggere”, “rovinare”. Triste è la sorte degli eretici e dei censori.

Nelle Chiese di Cristo italiane non si possono (non si dovrebbero mai) tollerare iniziative che non hanno niente a che spartire con il Vangelo e che sono solo il frutto del solito predicatore straniero “ispirato” (diciamo così per rispetto, non volendolo definire altrimenti), che, ai fini della sua propaganda, ignora (o fa finta di ignorare) i risultati mai ottenuti nel passato da siffatti progetti. Evidentemente egli sa il da farsi, noi no (noi che conosciamo bene il cattolicesimo). Totalmente a digiuno di storia italiana e di conoscenza della mentalità cattolica che vi impera, forse non è stato ben consigliato da chi vive qui e pensa, pertanto, che l’Italia sia come il suo Paese … Povero! Abbiamo visto, almeno nelle ultime sei decadi, quale fine abbiano fatto simili genialate, che non hanno portato ad alcuna sostanziale e duratura crescita né numerica né spirituale. Ma sembra sempre che nelle Chiese di Cristo non si impari mai niente, né dalla Sacra Scrittura, né dalla storia.

Prima di chiudere, occorre chiedersi: che cosa accadrebbe se in Italia qualche personaggio “importante” citasse finalmente a modo, come si deve, la Parola di Dio a proposito del peccato (visto che il Papa del cattolicesimo romano – l’unico ad avere una chiarissima visibilità – non ne parla praticamente mai)? Come reagirebbero i mezzi di comunicazione? Quali e quanti insulti pioverebbero sul misero disgraziato? Che fine farebbe anche la Bibbia? Altro che scandalo per Putin che cita il Vangelo! Se ne vedrebbero delle belle …

 

Arrigo Corazza

 

Vedi ulteriori riflessioni di Valerio Marchi sul sito della Chiesa di Cristo in Udine.

Il canto dei tiranni