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GESÙ CROCIFISSO. I SIGNIFICATI PROFONDI DELLA SUA MORTE

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Quali sono i significati profondi della morte di Gesù, del Cristo crocifisso, quelli che davvero possono trasformare le nostre esistenze e darci una prospettiva concreta di vita eterna? «Noi predichiamo Cristo crocifisso», scriveva Paolo (1Cor 1:23): è la sequela del Messia immolato, è l’immedesimazione con lui che, come Gesù stesso ha sentenziato, fa di una persona un suo vero discepolo: «Se qualcuno mi vuole seguire, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16:24).

Senza pretendere di esaurire l’argomento, consideriamo alcuni punti che aiutino a dare un senso più pieno ad un evento sul quale, troppo spesso, accontentandosi dell’immagine di un crocifisso, non si riflette a dovere.

 

QUELLA DI GESÙ DI NAZARET, SECONDO LE SCRITTURE, È STATA UNA MORTE …

 

… innocente

Le autorità giudaiche che lo accusavano non trovavano nulla di concreto contro di lui, e si videro costrette a cercare false testimonianze per sorreggere la loro accusa (Mt 26:59-60); la moglie di Pilato riferì al governatore romano di aver sognato, soffrendone molto, che il Nazareno era un uomo giusto, e Pilato stesso chiese alla folla: «Che male ha fatto?! … In realtà egli non ha fatto nulla che meriti la morte» (Mt 27:19.23; Lc 23:14-15). Il ladrone pentito, sulla croce, disse all’altro suo compagno di sventura, riferendosi a Gesù: «Noi in realtà siamo giustamente condannati, perché riceviamo la dovuta pena dei nostri misfatti, ma costui non ha commesso alcun male». (Lc 23:41), e il centurione sotto la croce, dopo che Gesù rese lo spirito, esclamò: «Veramente quest’uomo era giusto!». (Lc 23:47). Certo, Gesù non fu né il primo né l’ultimo innocente a pagare per una sentenza ingiusta. Ma c’è ben di più.

 

senza peccato

Gesù fu molto più di un uomo innocente: egli fu addirittura senza peccato, fu il giusto nel senso più pieno del termine, in un modo che nessuno di noi può vantare, al punto di potere domandare a tutti noi: «Chi di voi mi convince di peccato?» (Gv 8:46). E se, inoltre, ci dicesse: «Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra», tutti, «convinti dalla coscienza», ce ne dovremmo andare come fecero i farisei e gli scribi nel famoso episodio della donna adultera (Gv 8:7-9).

Gesù può «simpatizzare con le nostre infermità» (è stato vero uomo, sa cosa significa), ed è per questo che riveste il ruolo di unico mediatore fra noi e il Padre; però, seppure sia stato «tentato in ogni cosa come noi», non ha mai commesso peccato (Eb 4:15). Il suo sangue è prezioso perché è quello dell’«Agnello senza difetto e senza macchia» (1Pt 1:19) che Dio «ha fatto essere peccato per noi», benché non avesse mai «conosciuto peccato, affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in lui» (2Cor 5:21). Gesù: l’unico innocente privo di peccato, condannato a morte dagli uomini peccatori.

 

… profetizzata

Il Signore Gesù non era solo innocente e privo di alcun peccato: la sua morte fu anche predetta con estrema precisione da lui stesso (Mt 16:21) e dalle Sacre Scritture (vedi, ad esempio, il famoso capitolo 53 del profeta Isaia, ma vi sono parecchi altri contesti veterotestamentari da considerare in proposito, come quelli ripresi da Gv 19:24.28.36-37). Non a caso, era attraverso la Bibbia ebraica che i predicatori cristiani del primo secolo dimostravano che Gesù era il Cristo (At 9:22, 17:2-3, 18:28; cfr. At 13:27), e così dev’essere ancora oggi. Gesù Cristo: innocente e privo di peccato, profetizzò come sarebbe morto, secondo le Sacre Scritture.

 

… pianificata dal Cielo

La morte di Gesù non fu solamente preannunciata in modo soprannaturale: non si trattò solamente di un episodio divinamente vaticinato (il che già non sarebbe poco!), ma rientrava in un piano preciso, uno schema di redenzione, un progetto presente da sempre nella mente di Dio e compiutosi gradualmente secondo le modalità che l’intera Bibbia ci aiuta a seguire e comprendere. Come disse Pietro durante la sua prima predicazione ai convenuti a Gerusalemme, durante la prima Pentecoste successiva alla risurrezione di Gesù: «Egli [Gesù], dico, secondo il determinato consiglio e prescienza di Dio, vi fu dato nelle mani e voi lo prendeste, e per mani di iniqui lo inchiodaste alla croce e lo uccideste» (At 2:23): le cose che gli uomini liberamente fecero uccidendo Gesù furono al tempo stesso gli eventi che la mano e il proposito di Dio «avevano prestabilito che avvenissero» (At 4:28), nel quadro del «proponimento eterno che egli [Dio] attuò in Cristo Gesù, nostro Signore» (Ef 3:11); l’Agnello senza macchia né difetto, al quale abbiamo fatto cenno sopra, fu infatti «preconosciuto prima della fondazione del mondo» ed e stato «manifestato negli ultimi tempi» (ossia nell’ultima era dell’umanità, quella in cui viviamo, prima del ritorno di Cristo e della fine del mondo) per tutti noi (1Pt 1:20). Gesù: innocente e immune dal peccato, ingiustamente messo a morte dai peccatori, secondo quanto predetto nelle Scritture e quanto preordinato da sempre nella mente di Dio.

 

… accompagnata da segni segni

Mentre Gesù era appeso al legno, in pieno giorno «si fecero tenebre su tutto il paese» (Matteo 27:45). Alla morte di Gesù, «il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo; la terrà tremò e le rocce si spaccarono; i sepolcri si aprirono e molti corpi dei santi [leggi fedeli credenti in Dio], che dormivano [erano morti], risuscitarono; e, usciti dai sepolcri dopo la risurrezione di Gesù, entrarono nella santa città e apparvero a molti» (Lc 23:45; Mt 27:51-54 – ed è proprio a questo punto che il centurione che abbiamo sopra ricordato disse anche: «Veramente costui era il Figlio di Dio!»). Le forze della natura si scatenarono, nella casa di Dio dell’Antico Testamento avvenne qualcosa di incredibile, e molte persone trapassate ripresero vita e forma terrena. Miliardi di uomini sono morti o moriranno, ma solo alle morte di Gesù potevano avvenire queste cose. L’evento del Crocifisso non fu un evento qualunque, perché è in grado di trasformare il mondo e gli uomini, se gli uomini davvero lo vogliono capire e seguire!

 

… a favore del prossimo

Poco prima di morire, durante l’ultima cena, il Signore disse che stava per spargere il «sangue del nuovo patto», e che lo stava facendo «per molti per il perdono dei peccati» (Mt 26:28). «Nessuno può in alcun modo riscattare il proprio fratello, né dare a Dio il prezzo del suo riscatto», diceva l’Antico Patto (Sal 49:7). Un eroe può morire per salvare fisicamente la vita altrui, ma nessun uomo, neppure immolandosi, può porre rimedio al peccato del suo prossimo e salvare l’anima di qualcuno. Uno solo ha potuto farlo: Gesù. «Dio manifesta il suo amore verso di noi in questo che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5:8), ed è «morto per i nostri peccati secondo le Scritture» (1Cor 15:3); la sua morte è in grado di riconciliare anche l’intero mondo con Dio (2Cor 5:19).

Il Vangelo di Cristo è appunto «la parola della riconciliazione» proposta a tutti noi, perché ne possiamo cogliere l’opportunità. Nessuna altra morte ha questo potere. Gesù crocifisso: innocente, senza peccato, profetizzato, realizzatore di un piano eterno, vittorioso sulle forze della natura e su quelle, ben più tremende, del peccato!

 

… che ha vinto la morte

Noi moriamo e attendiamo la risurrezione, il giudizio di Dio e, secondo i casi, la pena eterna o (ci auspichiamo) la vita eterna nei cieli. Gesù, invece, dopo la crocifissione ha subito vinto la morte; egli è già risuscitato e siede nei cieli alla destra del Padre: infatti, «fu sepolto e risuscitò il terzo giorno secondo le Scritture» (1Cor 15:4), poi «fu portato in cielo e si assise alla destra di Dio» (Mc 16:19).  Gesù crocifisso aveva il potere di deporre la sua vita per prendersela di nuovo (Gv 10:17-18), e di trasferire la potenza della sua risurrezione a tutti (Fil 3:10-12.20-21). Gesù, Figlio dell’uomo ma anche Figlio di Dio, «splendore della sua gloria» e «impronta della sua essenza … dopo aver egli stesso compiuto l’espiazione dei nostri peccati, si è posto a sedere alla destra della maestà nell’alto dei cieli» (Eb 1:3), da dove tornerà per giudicare il mondo (At 1:11; 1Ts 4:13-18).

 

CONCLUSIONI

Gesù è dunque il battistrada, la «primizia» (1Cor 15:20) e, seguendolo, possiamo conoscere la Via e andare al Padre (Gv 14:5-6). Per diventare discepoli del Crocifisso dobbiamo innanzi tutto conoscere e interiorizzare queste cose, quindi credergli, ubbidirgli, uscire dal nostro stato di peccatori e riconciliarci con Dio tramite la conversione, che culmina nel battesimo «in Gesù Cristo», «nella sua morte» (Rm 6:3): si tratta dell’immersione in acqua (la parola battesimo, dal greco baptìzo, significa proprio immersione) che dona la remissione dei nostri peccati (At 2:38), per potere alla fine dei tempi risuscitare dai morti in armonia con Dio e camminare «in novità di vita» (Rm 6:4): ossia conducendo un’esistenza diversa, non più conforme al corso di questo mondo bensì modellata sulla volontà di Dio, «affinché noi non serviamo più al peccato», potendo avere «per frutto la santificazione e per fine la vita eterna» (Rm 6:22).

Gesù: innocente, senza macchia né difetto, profetizzato dalle Scritture, protagonista assoluto del «compimento del tempo» – come scrisse Paolo – del proposito eterno di Dio (Gal 4:4), accompagnato da segni e prodigi portentosi, capace di trasmettere la sua vita e il suo potere, e di salvarci l’anima… Che il crocifisso regni, sì, e sia bene impiantato non sulle pareti ma nei nostri cuori, nella nostra volontà: «Io sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me…» (Gal 2:20). È di questo Crocifisso che si parla, quando nel nostro Paese tanto si parla del crocifisso …? Credo proprio di no. Allora, perché non torniamo al vero Crocifisso?

 

Valerio Marchi (2004)