PAPA FRANCESCO: NON È TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA

IL PAPA, LO SPIRITO SANTO E IL CONCLAVE
4 Aprile 2024
LE RELIQUIE DI SAN TOMMASO D’AQUINO (Roccasecca, Frosinone)
8 Aprile 2024
Mostra tutto

PAPA FRANCESCO: NON È TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA

4 aprile 2024

 

«Non è tutto oro quello che luccica»: il detto ben si applica a Papa Bergoglio, che, dal momento della sua elezione (13 marzo 2013), ha sollecitato l’interesse pubblico grazie a un’accurata presentazione della sua immagine. In questo il Papa è davvero maestro, ha “bucato” lo schermo come nessuno dei suoi predecessori è stato in grado di fare (ha eclissato persino Giovanni Paolo II, che pure aveva un passato da attore nella sua Polonia). Il successo mediatico del Papa è innegabile: ha parlato di tutto e di tutti, dando interviste e improvvisando (specie durante i lunghi viaggi in aereo); ha scritto libri parlando dei suoi nonni, addirittura delle fidanzate (una o due?), dispensando chicchette qua e là.

Mentre la grande massa dei cattolici non ha potuto fare altro che apprezzare (vista l’inerzia, la superficialità o addirittura il disinteresse che spesso la contraddistingue), taluni cattolici più piamente responsabili del proprio pensiero e della propria fede si interrogano sull’effettivo valore di tali esternazioni.

In sostanza, questi cattolici più addentro ai problemi della fede e alla storia del cattolicesimo si chiedono se sia proprio questo che vogliono dal Papa, se sia proprio questo che il Papa deve dire e fare, se non sia il caso, piuttosto, di richiamare i fedeli cattolici ai problemi profondi della fede, della misericordia, della carità. In altre parole, ci si chiede se Bergoglio stia operando come dovrebbe, visto l’alto ruolo che il cattolicesimo gli attribuisce, a favore del vangelo. Dunque, si vorrebbe un Papa meno “piacione” con tutti e su tutto, ma più incline alla Parola di Dio, all’esortazione al cambiamento della mente (metànoia, in greco; è termine biblico) grazie alle Sacre Scritture.

Insomma: si vorrebbe che Bergoglio parlasse finalmente del peccato e delle sue conseguenze nella vita di tutti i giorni, e di come sanare le anime dal peccato stesso. Bisogna riconoscere che la società italiana è caratterizzata da atteggiamenti e comportamenti orribili, è un verminaio di violenza e di corruzione, presenti in ogni strato sociale. La società italiana è, secondo le ultime statistiche, basata in larghissima misura sulla religione e tradizione cattolica, anche se solo pochissimi frequentano ormai la messa (si tratta soprattutto di donne e di donne anziane). Ma, nella società italiana, si può più parlare di “peccato”? Esiste più un “peccatore”?

 

MALA TEMPORA CURRUNT SED PEIORA PARANTUR («CORRONO BRUTTI TEMPI MA SE NE PREPARANO DI PEGGIORI»)

I tempi sono quelli che sono, durissimi e paurosi, con due guerre in corso e altre disgrazie all’orizzonte o incombenti. Si vorrebbe da Bergoglio più incisività sui temi dell’etica, della carità, della pazienza, dell’adesione a Cristo, dell’evasione dalle false verità, dalle maldicenze e dal pettegolezzo.

Si vorrebbe da lui che si occupasse meno, ad esempio, del fascinoso padre Georg Gänswein, già segretario di Papa Ratzinger. Bergoglio non solo ha già privato padre Georg di ogni incarico, ma continua a definirlo una persona «priva di nobiltà e umanità» (nell’ultimo libro intervista in spagnolo), implicando quasi che Ratzinger fosse stata poco attento a sceglierlo. Ovviamente, il “povero” (si fa per dire) padre Georg, zitto e buono, incassa senza avere la benché minima possibilità di difendersi. Insomma: siamo alle prese, nuovamente, con la tendenza più pericolosa dell’uomo, con i suoi mezzucci e pettegolezzi, con le scaramucce, con i giochi di potere, descritti proprio da Bergoglio a proposito del Conclave del 2005. Alcuni cattolici illuminati ritengono che questo Papa non stia facendo affatto una gran figura.

Secondo il professor Giovanni Maria Vian, illustre specialista della storia della Chiesa e per undici anni (2007-2018) direttore dell’Osservatore Romano (il quotidiano della Santa Sede), gli interventi di Bergoglio, improvvisati oppure scritti, rischiano d’ingenerare una pericolosa saturazione. Per alcuni questa è già realtà, e non più un pericolo. Vian adombra anche l’ipotesi che in Vaticano si tace, temendo di irritare il Papa facendogli notare che troppo parlare logora, con il rischio di dire le stesse cose o di cadere in contraddizione. Ma pare che il Papa se ne infischierebbe comunque, detto chiaro e tondo.

 

* * *

 

«Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!».

(Papa Francesco, 16 marzo 2013).

 

* * *

 

Sarebbe bello se Papa Bergoglio, che si è chiamato Francesco in onore di quel Francesco, dicesse: «Io mi spoglio di ogni potere, la Chiesa Cattolica si spoglia di ogni potere e ricchezza. Torniamo a Gesù Cristo, soltanto a Lui. Torniamo a far parlare la Bibbia e solo quella. Torniamo a essere cristiani, solo cristiani, nell’unica realtà della chiesa locale, in pace, mansuetudine e carità, aborrendo ogni forma di potere».

Sogniamo o siam desti?

 

Arrigo Corazza