ERETICI, COLLABORAZIONISTI E FIANCHEGGIATORI NELLA CHIESA

LA GUERRA SANTA DEL PATRIARCA KIRILL (e basta, per cortesia!)
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3 Ottobre 2022
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ERETICI, COLLABORAZIONISTI E FIANCHEGGIATORI NELLA CHIESA

3 ottobre 2022

 

«Ammonisci l’uomo settario [letteralmente: l’uomo eretico] una volta e anche due; poi evitalo, sapendo che un tale uomo è traviato e pecca, condannandosi da sé» (Tit 3 :10-11).

«Le qualità invisibili di Dio, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l’hanno glorificato come Dio, né l’hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d’intelligenza si è ottenebrato» (Rm 1:20-21).

 

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Alla fine della Seconda Guerra mondiale i collaborazionisti passarono un gran brutto quarto d’ora. Accadde un po’ dappertutto. Veri o presunti, furono ritenuti tali dai vincitori. Si trattava di persone che, per convenienza (potere, arricchimento, odio personale e via di questo passo), avevano aiutato il nemico invasore. Erano consapevoli di ciò che stavano facendo, ma persero la partita. L’azzardo fu grande, l’esito e le conseguenze terribili. Inoltre, l’analisi storica ha evidenziato come taluni crimini, specie i genocidi, necessitassero anche del concorso di larga parte della popolazione, i cosiddetti “fiancheggiatori”.

Assai discusso è il caso della Germania nazista. «I volonterosi carnefici di Hitler è stato uno dei casi più clamorosi della storiografia degli ultimi decenni, un saggio che ha suscitato un intenso dibattito, in Germania e non solo, divenendo in breve un bestseller. Daniel J. Goldhagen ripropone l’inquietante interrogativo di come abbia potuto il popolo tedesco, una delle grandi nazioni della civile Europa, compiere il più mostruoso genocidio mai avvenuto. Esaminando le figure degli “esecutori” e l’antisemitismo radicato nella società tedesca fra il 1933 e il ‘45, attingendo a materiale inedito e a testimonianze dirette, Goldhagen dimostra che i responsabili dell’Olocausto non furono solo SS o membri del partito nazista, ma tedeschi di ogni estrazione sociale, uomini e donne comuni che brutalizzarono e assassinarono gli ebrei per convinzione ideologica e per libera scelta, senza subire pressioni psicologiche o sociali. Uno sconvolgente atto di accusa, un’opera scientifica nel metodo e provocatoria nelle conclusioni, che è fondamentale per comprendere la peggiore tragedia del XX secolo» (dalla presentazione dell’edizione italiano, Mondadori, 2017).

 

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All’odierna società occidentale, smaliziata e fondamentalmente atea, non piacciono assolutamente alcune pretese e pratiche caratterizzanti il cosiddetto “cristianesimo”. Ci si chiede come si possa arrivare a certe vergogne, quali quella del perdono dei peccati promesso dal Patriarca Kirill ai soldati russi morti in battaglia contro gli ucraini e il conseguente transito nel Regno di Dio, nella gloria di Dio.

Non solo alla società odierna, ma anche al cristiano che desideri seguire soltanto il N.T, affermazioni del genere risultano semplicemente ridicole, se non grottesche. Eppure, Kirill non è arrivato per caso laddove si trova e governa: rappresenta un’istituzione incarnata in secoli e secoli di abbandono della Parola di Dio. Altrettanto ci appare il caso del Papa di Roma, considerato infallibile in materia di fede (Concilio Vaticano I). Se le ostentazioni dei due massimi rappresentanti della Chiesa Ortodossa e della Chiesa Cattolica fossero vere, allora Dio non servirebbe davvero più a niente e a nessuno, non essendo neppure in grado di esercitare il giusto giudizio alla fine dei tempi, alla risurrezione dei morti (ci ha già pensato Kirill al perdono dei peccati e alla vita eterna). Parimenti inutile risulterebbe la Bibbia – un libro ritenuto edificante sì, ma certo un prodotto dei suoi tempi, di duemila anni fa, che lascia il tempo che trova … Insomma: dal Papa a Kirill, gli uomini fanno quello che vogliono, fanno tutto loro – mandano all’inferno o al paradiso. Nel “cristianesimo” ridotto al nulla, l’io è più potente di Dio, l’uomo si siede orgogliosamente sul suo trono e su quello di Dio, dice di essere Dio (2Ts 2:4) e scalza Gesù mettendolo da parte.

La tradizione impera. Tuttavia, a guardare bene, è il cane che si morde la coda, giacché l’ambito è sempre quello umano – sempre e solo l’uomo, dispensatore di beni e condanne, l’uomo che si avvoltola su stesso. Dio non esiste più, il Cristo è scomparso dall’orizzonte del pensiero umano, ma paradossalmente le chiese che si dicono “cristiane” continuano a proliferare SENZA la Parola di Dio, ma grazie a una marea di iniziative che piacciono (solo) alla gente.

Abbiamo detto dei due signoroni al vertice, Kirill e il Papa. Che dire invece dei rappresentanti a un livello più basso nella scala gerarchica, ad esempio i preti che ricevono la confessione dei peccati e si arrogano l’autorità di perdonare oppure no? Come hanno fatto ad arrivare là dove sono, a essere dio in terra (meglio: nel confessionale?). La risposta è unicamente di tipo storico, per la quale capiamo che all’inizio del cristianesimo (quello descritto nel N.T.) le cose non stavano affatto in questi termini. È sicuro che per giungere al vertice, tutti costoro hanno messo da parte la Parola di Dio per magnificare la propria, grazie ad altri cristiani che hanno collaborato in modo diretto e attivo con loro o che li hanno fiancheggiati indirettamente con il tacito assenso e/o disinteresse.

 

LA PROMOZIONE DEL MALE NELLA CHIESA GRAZIE A ERETICI, COLLABORAZIONISTI, FIANCHEGGIATORI

ERESIA (dal latino haerĕsis, greco αἵρεσις, propriamente «scelta», derivato di αἱρέω «scegliere»)

Dottrina che si oppone a una verità rivelata e proposta come tale … da qualsiasi chiesa o sistema religioso, considerati come ortodossi (Treccani, Vocabolario on line).

ERETICO [dal latino tardo haeretĭcus, greco αἱρετικός, propriamente «che sceglie»)

  1. Chi, pur facendo parte di una chiesa o confessione religiosa, si fa promotore, sostenitore o seguace di un’eresia; in particolare chi, essendo membro della Chiesa cattolica, nega pertinacemente o anche soltanto mette in dubbio qualcuna delle verità rivelate o dei dogmi di fede.
  2. Persona poco religiosa, miscredente (toscano: anche bestemmiatore). b. Chi, in politica o in altro, nel modo di pensare e di giudicare, diverge dalle opinioni e dalle ideologie comuni o da quelle accolte dal gruppo di cui fa parte.
  3. Chi si allontana radicalmente da ideologie ufficiali o da idee comunemente accettate (Treccani, Vocabolario on line).

COLLABORAZIONISTA

  1. Chi, appartenendo a un partito d’opposizione, collabora con un governo.
  2. Chi collabora con le autorità nemiche d’occupazione; in particolare, chi, durante la seconda guerra mondiale, collaborò con le forze tedesche d’occupazione: i collaborazionisti di Salò, di Vichy (Treccani, Vocabolario on line).

FIANCHEGGIATORE

Soldato che ha compiti di fiancheggiamento. Più genericamente, chi favorisce, sostiene, aiuta, senza essere impegnato direttamente: i fiancheggiatori di un partito, della guerriglia (Treccani, Vocabolario on line).

TRADIZIONE

Dal latino traditioonis, propr. «consegna, trasmissione», derivato di tradĕre «consegnare»; nel latino tardo anche «tradimento».

  1. Nel significato etimologico, è voce dell’uso giuridico, indicante la consegna di una cosa mobile o immobile, che ha per effetto il trasferimento del possesso della cosa.
  2. Trasmissione (consegna) nel tempo, da una generazione a quelle successive, di memorie, notizie, testimonianze; anche le memorie così conservate (Treccani, Vocabolario on line).

 

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Qui di seguito userò il termine “eresia” in senso neotestamentario, cioè di persona credente in Cristo (“cristiano”) che si pone deliberatamente contro la Parola di Cristo rivelata da Cristo e dai suoi apostoli, causando contrasti e divisioni (vedi Tit 3:10; 2Pt 2:1).

«Nel darvi queste istruzioni non vi lodo del fatto che vi radunate, non per il meglio, ma per il peggio. Poiché, prima di tutto, sento che quando vi riunite in assemblea ci sono divisioni [letteralmente: eresie] tra voi, e in parte lo credo; infatti è necessario che ci siano tra voi anche divisioni [letteralmente: eresie], perché quelli che sono approvati siano riconosciuti tali in mezzo a voi» (1Cor 11:17-19).

 

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Nel cristianesimo, l’origine e la diffusione del male spirituale (“apostasia”, cioè abbandono della verità di Gesù) si avvalgono del contributo preciso di tre categorie di persone:

  1. eretici (autori / operatori / facitori / esecutori);
  2. collaborazionisti (operatori / facitori / esecutori);
  3. fiancheggiatori (operatori / facitori / esecutori più o meno consapevoli).

 

UN VALIDO ESEMPIO NEOTESTAMENTARIO (3Gv 1:9-11)

«Ho scritto qualcosa alla chiesa; ma Diotrefe, che aspira ad avere il primato tra di loro, non ci riceve. Perciò, se vengo, io ricorderò le opere che fa, sparlando contro di noi con parole maligne; e non contento di questo, non solo non riceve egli stesso i fratelli, ma a quelli che vorrebbero riceverli impedisce di farlo, e li caccia fuori dalla chiesa. Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha visto Dio».

 

L’ERETICO, IL PROMOTORE DEL MALE: DIOTREFE

Non sappiamo chi sia – se un semplice membro o un anziano/vescovo/pastore oppure un evangelista o un insegnante (Ef 4:11-12). Secondo l’accusa di Giovanni, egli è φιλοπρωτεύων philoprotèuon (solo qui nel N.T.), cioè uno che ha la forte tendenza a essere primo. Questa primazia vuole ottenere a tutti i costi, al punto di impedire addirittura la presenza fisica dell’apostolo Giovanni e dei suoi inviati tra i fratelli che tiene in scacco. Diotrefe è un eretico, che si pone deliberatamente contro la Parola di Dio: infatti, tra cristiani non esiste la benché minima possibilità che uno sia superiore all’altro e/o capo degli altri. Soltanto Cristo è il capo della Chiesa (Ef 1:10,22), l’unico Dio e Signore («voi non vi fate chiamare “rabbì”; perché uno solo è il vostro Maestro, e voi siete tutti fratelli. Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli. Non vi fate chiamare guide, perché una sola è la vostra guida, il Cristo; ma il maggiore tra di voi sia vostro servitore. Chiunque si innalzerà sarà abbassato e chiunque si abbasserà sarà innalzato» (Mt 23:8-12).

Se Diotrefe fosse un vescovo/anziano/pastore, allora ci troveremmo in presenza della prima e unica attestazione biblica di quel primato che sarà poi la norma nel mondo cattolico: un vescovo che si erge sopra gli altri vescovi/anziani (presbiteri, poi “preti”)/pastori. Tecnicamente, si chiama “episcopato monarchico”. Quindi, questo vescovo sarebbe divenuto il primus inter pares (il capo tra persone di pari dignità o posizione, quindi, il vescovo sopra gli altri preti o “presbiteri”) nella chiesa di appartenenza e poi, gradatamente, in altre chiese della sua zona, della sua regione per poi diventare il capo di tutti (il Papa del cattolicesimo o il Patriarca nella Chiesa Ortodossa). Quindi, Diotrefe è l’eretico che concepisce il male, il promotore del peccato.

 

I COLLABORAZIONISTI, GLI ESECUTORI DEL MALE

La logica e l’esperienza nella chiesa insegnano che certamente, per ottenere la primazia e rifiutare la presenza dell’apostolo Giovanni e dei suoi, Diotrefe non può fare tutto da solo ma deve poter contare sull’aiuto di altri cristiani (quanto maggioritari rispetto all’assemblea non è possibile stabilire; di solito, gli eretici e i collaborazionisti sono una minoranza, seppure assai prepotente e prevaricante). Questi cristiani hanno una parte attiva nel tentativo di rivolgimento da parte di Diotrefe della struttura ecclesiale voluta dallo Spirito Santo. In tal modo, a Diotrefe è stato possibile precludere all’apostolo Giovanni e ai suoi la possibilità di visitare i fratelli e le sorelle cadute sotto il suo controllo. Tuttavia, il suo è un tentativo in progresso, come indicano i verbi usati nell’originale greco. Alla fine della giostra, sappiamo che Giovanni ha continuato la sua testimonianza nella Chiesa di Cristo, mentre Diotrefe è sparito, polverizzato dalla storia e nella storia. Del resto, tale è la fine di tutti i ducetti nella Chiesa di Cristo (vedi sotto).

 

I FIANCHEGGIATORI, I SILENZIOSI SOSTENITORI DEL MALE

Possono essere quei cristiani che non esprimono in modo chiaro né la condanna né l’approvazione dell’atto in corso promosso da Diotrefe, limitandosi a fare il giochetto delle tre scimmie (“non vedo”, “non sento”, “non parlo”), lasciando fare “agli altri” (storicamente si può dire che così di solito fa la “gran massa”, mossa a piacere dai capi di turno): gente che nelle chiese non vuole grane e che, in tal modo, non difende la verità di Cristo ma perpetua il male, seppure indirettamente. Ma la sostanza non cambia: l’eresia può trionfare in una chiesa ANCHE grazie a loro.

Il vangelo di Giovanni ci informa che i genitori del cieco nato non si presero le proprie responsabilità «perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che se uno riconoscesse Gesù come Cristo, fosse espulso dalla sinagoga» (Gv 9:22) e che «molti, anche tra i capi, credettero in lui; ma a causa dei farisei non lo confessavano, per non essere espulsi dalla sinagoga perché preferirono la gloria degli uomini alla gloria di Dio» (Gv 12:42-43).

Da ultimo, occorre chiedersi che fine abbia fatto Diotrefe, con il suo tentativo maldestro ed eretico. La medesima di tanta gente che, nella chiesa, pensa di fare il bello e il cattivo tempo: UNA FINE MISERA, tipica delle meteore che subito nessuno ricorda più se non per il male che hanno arrecato. Diotrefe e i suoi accoliti attendono il giudizio finale, nel quale Dio terrà conto del loro operato. Non solo dell’operato degli eretici, ma anche di quello dei collaborazionisti, dei fiancheggiatori e dei cristiani fedeli. Allora, si vedrà chi sarà condannato e chi no, chi sarà approvato e chi no.

 

CONCLUSIONI

Nella vita ecclesiale non si arriva da soli o per forze proprie a compiere taluni abomini spirituali: c’è sempre bisogno dell’aiuto di altri. Questi allontanamenti dalla verità (“eresie”) nascono e si perpetuano nel tempo, costituendo la tradizione. Il tempo è un elemento vitale della tradizione: difatti, quello che avrebbero dovuto fare altri cristiani prima di noi a difesa del vangelo, e non hanno fatto, noi non possiamo più fare. Nel frattempo i danni sono stati prodotti e restano nei secoli.

L’apostasia acquisisce potere nelle chiese proprio grazie ai collaboratori e ai fiancheggiatori: i primi guardano alla suddivisione del bottino, i secondi – più timidi, in apparenza – non vogliono grane. Ma il peccato è il medesimo degli altri più attivamente impegnati. In alcune chiese è difficilissimo, poi, recuperare le posizioni bibliche. A quel punto, è assolutamente necessario, Bibbia alla mano, tornare ai principi scritturali e seguirli, costi quel che costi, sperando e pregando che chi ha lasciato la retta via di Dio per seguire quella degli uomini abbia il coraggio e la forza di ripensare a fondo alla propria situazione, compiendo l’atto decisivo della vita di un cristiano: TORNARE A DIO TRAMITE CRISTO E LA SUA PAROLA, ABBANDONANDO OGNI SECOLARE INCROSTAZIONE UMANA.

 

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«Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha visto Dio. A Demetrio è stata resa testimonianza da tutti e dalla stessa verità; e anche noi gli rendiamo testimonianza e tu sai che la nostra testimonianza è vera» (3Gv 1:11).

Come nel caso di Demetrio appena ricordato, il cristiano si preoccupa sempre di vivere nella verità e di promuoverne la diffusione, collaborando in pari tempo con essa e fiancheggiandola in ogni evenienza e ricordando costantemente che il Signore Gesù, «reso perfetto, divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore di salvezza eterna» (Eb 5:9). «Dio, nostro Salvatore, vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità. Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo» (1Tm 2:3-5).

 

 Arrigo Corazza