LA VERA UNITÀ DELLA FEDE. UN ESAME DI EFESINI 4:4-6

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LA VERA UNITÀ DELLA FEDE. UN ESAME DI EFESINI 4:4-6

30 settembre 2021

 

«Vi è un unico corpo e un unico spirito, come pure siete stati chiamati nell’unica speranza della vostra vocazione. vi è un unico signore, un’unica fede, un unico battesimo, un dio unico e padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in voi tutti» (Efesini 4:4-6)

 

* * *

 

L’apostolo Paolo esortava i cristiani a «conservare l’unità dello Spirito nel vincolo della pace» (Ef 4:3). Oggi si parla molto di ecumenismo, di unione fra cristiani e fra confessioni cristiane, di intese, riunioni, riconciliazioni e via dicendo; ma spesso si dimentica che una vera unità nella vera pace, quella davvero in sintonia con lo Spirito Santo, non può essere raggiunta se non attraverso l’unità nella dottrina, ossia un vero, concreto accordo sui princìpi fondamentali della fede in Cristo; princìpi che spetta alla Sacra Scrittura, e non ai credenti, stabilire. Occorre ricordare che non necessariamente le paci fra gli uomini sono anche conciliazioni e un retto condursi degli uomini nei confronti di Dio: «Guai ai figli ribelli, dice il Signore, che fanno progetti che non vengono da me, che contraggono alleanze ma senza il mio Spirito, per accumulare peccato su peccato» (Is 30:1).

Gesù ha posto l’accento sull’estrema importanza dell’unità di credo, d’intenti e di cuore fra cristiani, non solo per il loro bene ma anche per l’efficacia della testimonianza del Vangelo nel mondo. Gesù pregò il Padre in questo modo: «Santificali nella tua verità; la tua Parola è verità … Ora io non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me per mezzo della loro parola, affinché siano tutti uno, come tu, o Padre, sei in me e io in te; siano anch’essi uno in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato …» (Gv 17:17ss.). La Parola di Dio – e non la nostra! – è Verità. Pertanto, quella che vogliamo vivere e portare al mondo dev’essere la Parola di Dio, non la nostra. Ora, secondo la Parola di Dio (in questo caso, i sopra citati passi di Paolo), ci sono:

 

UN UNICO CORPO (LA CHIESA)

Per “corpo” il N.T. intende, in contesti di questo tipo, la Chiesa (Ef 1:22-23; Col 1:18). Dopo la dichiarazione di fede di Pietro (Gesù è «il Figlio del Dio vivente»: questa è la pietra basilare della fede – cfr. Mt 16:16), Cristo stesso affermò: «Io edificherò la mia Chiesa e le porte dell’Inferno non la potranno vincere» (Mt 16:18). Quindi, l’unità fra confessioni cristiane non va ricercata sulla base di alcuni punti di accordo, lasciando poi permanere enormi diversità (accettando, di fatto o di principio, l’idea di una cristianità suddivisa in molti corpi), bensì spogliandosi completamente di ogni retaggio umano, storico, tradizionale e riproponendo unicamente la Chiesa apostolica, quale essa è progettata e descritta nel N.T. Dunque, non più chiese cattoliche, anglicane, luterane, metodiste, battiste, pentecostali, valdesi, mormoni e via dicendo, ma solo la Chiesa di Cristo, ossia la sua (Rm 16:16), la Chiesa di Dio in Cristo Gesù (2Ts 2:14), quella che davvero gli appartiene, perché Cristo è il capo del corpo-Chiesa e non è un … mostro (una testa con molti corpi)! Questa Chiesa, e solo questa, ha la garanzia di Gesù che «le porte dell’Inferno non la potranno vincere», perché, essendo genuina emanazione del Signore, può realmente dirsi «colonna e sostegno della verità» (1Tm 3:15).

 

UN UNICO SPIRITO

Lo Spirito Santo è l’Autore della Rivelazione divina. Egli ha guidato gli scrittori sacri, ispirandoli nella predicazione e nella composizione della Bibbia (2Pt 1:21). Per trovare la fonte pura della Rivelazione di Dio si devono sottoporre al vaglio della Parola tutti i credi e tutte le tradizioni degli uomini: non è decisivo né ciò che dice il Papa, né ciò che dice un sinodo protestante, né ciò che da tanti secoli si pratica, ma solo quel che la Parola di Dio stabilisce. Le parole degli uomini sono da tenere in considerazione esclusivamente nella misura in cui seguono l’insegnamento dello Spirito di Dio, la Bibbia. A tal proposito, è curioso constatare come, spesso, proprio coloro che si riempiono continuamente la bocca con lo Spirito Santo siano poi i primi a tenere in ben scarsa considerazione la Rivelazione dello Spirito (cfr. Mt 7:21-23). Non possiamo raggiungere nessuna vera unità di fronte a Dio, se non siamo disposti a rinunciare a tutto ciò che gli uomini hanno aggiunto dopo l’epoca apostolica, cioè dopo la stesura del N.T. La Scrittura stessa esorta a non togliere né aggiungere nulla alla Parola di Dio (Ap 22:18-19).

 

 UN’UNICA SPERANZA

Gesù ha detto di averci preparato un posto nei cieli, «nella casa del Padre» (Gv 14:1-4); l’attuale terra sarà distrutta e resterà solo la dimora celeste incorruttibile, ove i corpi dei veri cristiani, trasformati in corpi spirituali (perché «la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio»: 1Cor 15:50), vivranno in eterno alla presenza di Dio (1Cor 15:35ss.). La Scrittura ricorda che «è stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, e dopo di ciò viene il giudizio» (Eb 9:27); e dopo il giudizio universale ci saranno, da un lato, i salvati e, dall’altro, i dannati (Mt 25:46). Ogni speranza di plurime vie di salvezza, o di purgatori, di condoni generali, di regni millenari terreni, di reincarnazioni, e ogni altra speranza non coincidente con quella dataci dallo Spirito Santo, andrà delusa. Non è possibile definirsi tutti cristiani, ossia seguaci di Cristo, avendo diverse aspettative sulla meta finale.

 

 UN UNICO SIGNORE

Il «nostro Signore Gesù Cristo» (1Cor 1:3.8), che ha ogni potestà in cielo e sulla terra e rimane con i suoi discepoli «sino alla fine dell’età presente» (Mt 28:18-20), è colui nel nome del quale i suoi discepoli debbono fare ogni cosa (Col 3:17), ossia il Maestro che dirige in tutto e per tutto l’esistenza di chi lo accetta e lo segue e al quale dobbiamo ubbidire sempre, pieni di fiducia e speranza, per non sentirci rimproverare: «Ora, perché mi chiamate “Signore, Signore”, e non fate quello che dico?» (Lc 6:46). Egli «è lo stesso ieri, oggi e in eterno» (Eb 13:8) e rimane sempre l’unico mediatore fra il Padre e gli uomini (1Tm 2:5): stabilirne altri (madonne, santi, clero, pastori…) è un gravissimo peccato di idolatria. Chi ama Gesù, osserva i suoi comandamenti (Gv 14:15). I cristiani, se davvero sono tali, prima di decidere se una cosa è buona o no, si chiedono costantemente: «Che ne dice il Signore?», e cercano nella Parola, con studio, meditazione e preghiera, la risposta, perché sanno bene che «in nessun altro vi è la salvezza, poiché non c’è alcun altro nome sotto il cielo che sia dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati» (At 4:12). Si può essere biblicamente uniti fra cristiani solo sottoponendosi all’assoluta autorità di Cristo, ossia eliminando ogni indebita mediazione umana e riaffermando l’esclusività della via di salvezza predisposta da Dio (una religione non vale un’altra, né una chiesa vale un’altra).

 

UN’UNICA FEDE

Qui la fede è intesa nel senso non tanto di atteggiamento fiducioso, amorevole ed obbediente verso Dio, quanto di patrimonio dottrinale rivelato, insieme di certezze che emergono dalle Scritture. Lo scrittore sacro Giuda (uno dei fratelli carnali di Gesù) esortò i cristiani a «combattere strenuamente per la fede, che è stata trasmessa una volta per sempre ai santi [“i santi”, nel N.T., sono i cristiani]» (Gd v. 3). Se crediamo nella unicità della rivelazione dello Spirito e dell’autorità del Signore Gesù, non possiamo che possedere un patrimonio di fede comune. Quando le confessioni che si proclamano “cristiane” differiscono su punti dottrinali, ciò non è affatto – come si sostiene – un problema secondario rispetto alla generale credenza nell’unico Signore, né tanto meno un arricchimento agli occhi di Dio: si tratta, piuttosto, di un peccato. Quando un Apostolo dava un insegnamento, affermava recisamente che «Dio non è un Dio di confusione, ma di pace; e così si fa in tutte le chiese dei santi [= dei cristiani]» (1Cor 14:33). Riguardo ai tentativi di cambiare – anche su un solo punto – il progetto di salvezza nella fede del Vangelo, Paolo parlò di persone che volevano «pervertire l’evangelo di Cristo», aggiungendo che neppure un angelo aveva il diritto di cambiare una virgola della Parola di Dio e ponendo sotto maledizione divina chiunque s’azzardasse a farlo (Gal 1:6ss.). Non ha senso parlare di fede cristiana cattolica, presbiteriana, avventista e via dicendo, perché ciò, già nei termini usati, implica fedi umane, deviazioni dal percorso originario.

 

UN UNICO BATTESIMO

Il battesimo in Cristo (cioè voluto e ordinato dal Signore Gesù) è un’immersione in acqua fatta nel nome (ossia secondo l’autorità) del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (o semplicemente nel nome di Gesù – Mt 28:19; At 8:16) da persone consapevoli, le quali, avendo udito il messaggio del Vangelo, e volendo accogliere il dono della grazia del Signore, credono a Cristo Salvatore, si pentono del loro stato peccaminoso (nel quale tutti gli uomini, in una forma o nell’altra, giacciono) e decidono di farsi purificare dal sacrificio del Messia, sacrificio al quale spiritualmente aderiscono mediante l’azione di «sepoltura» e «risurrezione» nell’acqua (simbolo di vita e purificazione: Rm 6:3ss); ottengono così il perdono dei peccati, lo status di cristiani (cfr. At 26:18), di figli adottivi di Dio (Ef 1:5), facendo il loro ingresso nel progetto di salvezza, nel Regno di Dio e, quindi, nella Chiesa di Cristo: «E il Signore aggiungeva alla chiesa ogni giorno coloro che erano salvati» (At 2:47). Ogni battesimo fatto da persone non consapevoli, o per togliere il cosiddetto peccato originale, o fatto con una modalità diversa da quella biblica dell’immersione, o senza lo scopo della remissione dei peccati, o per far parte di una organizzazione umana (che non trae la sua origine dal N.T.) non è il solo e vero battesimo di cui parla la Sacra Scrittura, l’unico voluto e comandato dal Signore Gesù.

 

UN UNICO DIO

Gli Ateniesi ai quali l’Apostolo Paolo predicò il Vangelo adoravano molte divinità, ma non l’unico e vero DIO; quindi il loro culto ignorante non poteva essere accettato dal Creatore (At 17:21ss.). «Infatti, anche se vi sono i cosiddetti dèi sia in cielo che in terra (come vi sono molti dèi e molti signori), per noi c’è un solo Dio, il Padre dal quale sono tutte le cose e noi in lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, per mezzo del quale sono tutte le cose, e noi esistiamo per mezzo di lui» (1Cor 8:5-6). Sta scritto: «Adora il Signore Dio tuo e servi a lui solo» (Mt 4:10; cfr. Dt 6:4ss.). Disse Dio per mezzo di un grande profeta: «Prima di me nessun Dio fu formato, e dopo di me non ve ne sarà alcuno» (Is 43:10); e non soltanto dobbiamo adorare l’unico e vero Dio, ma dobbiamo farlo «in spirito e verità» (Gv 4:24), ossia col giusto atteggiamento interiore e secondo le regole previste da Dio stesso, per mezzo dell’unico mediatore Gesù Cristo, senza il quale nessuno può giungere al Padre (Gv 14:6): il Dio vivente del Vangelo è ben diverso dagli dèi umani, abbiano o no essi una facciata di cristianesimo o presunto tale.

 

CONCLUSIONI

La Sacra Scrittura insegna che vi è una sola Chiesa (perché Cristo è uno ed uno soltanto è il suo corpo), una sola religione e confessione, un’unica meta che risponde ad un’unica chiamata, una sola autentica Rivelazione divina, un solo modo di divenire figlioli adottivi di Dio e di adorare l’unico vero Signore del creato. Ripetiamo: questo sta scritto nella Bibbia, e in nessun modo è possibile per alcuno variare la Parola di Dio, pena la dannazione eterna (Ap 22:18-19).

Hanno, coloro che si dicono e che vogliono essere cristiani, ancora oggi il coraggio e la coerenza di credere, predicare e praticare questa Via (l’unica Via, il Vangelo: At 9:2, 19:23, 22:4, 24:14.22)? Si tratta di una via spesso perseguitata, screditata, derisa, dimenticata, ma – pur nella piena tolleranza civile e nel rispetto umano verso tutti – l’unica vera via per la salvezza eterna: non si dimentichi che il fine della fede è proprio «la salvezza dell’anima» (1Pt 1:9).

 

 Valerio Marchi